Arriva la "botta" Tari su chi è stato piegato dalla crisi Coronavirus

Arrivate le tasse dell’immondizia relative al semestre del lockdown e a rendere la situazione più difficile ci sono anche i conguagli

Arriva la "botta" Tari su chi è stato piegato dalla crisi Coronavirus

Il Coronavirus non ferma le tasse, anche quelle relative al periodo in cui c’è stato il lockdown. Proprio in questi giorni, molti commercianti di Roma, come riporta ilTempo, hanno ricevuto le cartelle della Tari, il balzello sui rifiuti solidi urbani dei primi sei mesi del 2020, quando le saracinesche erano abbassate e gli incassi pari a zero. C’è sconforto tra gli esercenti, soprattutto ristoratori, ai quali sono arrivate anche le richieste di pagamento di vecchi conguagli. Le associazioni di categorie si ribellano, evidenziando lo stato d’animo di imprenditori ridotti ormai allo stremo delle forze. “Uno schiaffo alla categoria – dicono – non sono bastati il periodo di chiusura forzato, gli investimenti da affrontare per mettere in sicurezza i locali, il crollo della presenza di turisti, ora si vuole dare il colpo di grazia definitivo”. I commercianti, in ogni caso, non staranno a guardare e minacciano di reagire in maniera forte al disegno del Governo. Gli esercenti chiedono aiuti concreti, non bollette da pagare, anche perché il fallimento del settore della ristorazione si trascinerebbe dietro un’intera filiera produttiva, provocando il collasso del sistema economico nazionale.

Poco più di un mese fa, i dati sul Pil diffusi dall'Istat hanno certificato quanto l'Italia abbia perso nei mesi del lockdown e anche dopo. Gli artigiani della Cgia di Mestre hanno calcolato che quattro micro imprese su 10, “che in termini assoluti stimiamo in poco meno di 1,7 milioni di attività, rischiano la chiusura a causa della crisi economica provocata dall'emergenza sanitaria esplosa nei mesi scorsi”. La Cgia ha spiegato di avere condotto un sondaggio su un campione rappresentativo di aziende italiane di diversa dimensione dal quale è emerso che le microaziende sono quelle che stanno attraversando le maggiori difficoltà. Si tratta di bar, ristoranti, attività ricettive, piccolo commercio, il comparto della cultura e dell'intrattenimento.

A rischio i piccoli produttori di mobili, del settore carta e stampa, il tessile, l'abbigliamento e le calzature. La crisi di questi mesi rischia di essere più profonda di una semplice mancanza di liquidità e si innesta in un ciclo poco favorevole per l'artigianato. La Cgia ricorda che tra il 2009 e il 2019 “lo stock complessivo delle aziende artigiane presenti in Italia è sceso di quasi 180mila unità.

Circa il 60 per cento della contrazione ha riguardato attività legate al comparto casa: edili, lattonieri, posatori, dipintori, elettricisti, idraulici hanno vissuto anni difficili e molti sono stati costretti a cessare l'attività”.

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