"Allora, vediamo di essere molto chiari. La solidarietà non è un obbligo, ma il suo contrario. È uno slancio, un gesto di vicinanza e di orgoglio comunitario, un atto di amore per il prossimo. Non è una tassa. Quindi, cari odiatori di professione, care iene da tastiera, cari scettici in servizio permanente effettivo, cari dietrologi a 360 gradi, state tutti tranquilli: non c'è problema, non ci sarà il vostro aiuto, amen”. Enrico Mentana, con un post su Facebook, mette in riga i 'critriconi' del web e non solo.
“Non permettetevi di mettere in dubbio né la buona fede di chi mette la faccia su una raccolta di solidarietà né la solidità degli obiettivi, né il buon fine delle donazioni”, avverte un Mentana decisamente arrabbiato. Il direttore del Tg La7, poi, ripercorre il suo ventennale impegno, avviato con la collaborazione del Corriere della Sera per aiutare i terremotati “in giro per l’Italia: dall'Umbria alle Marche, da San Giuliano di Puglia al Friuli, dalla Sardegna alle Cinque Terre, fino alla scuola di Cavezzo in Emilia inaugurata due anni dopo il terremoto del 2012 trovate i risultati delle nostre raccolte di solidarietà”.“Sempre d'intesa con le comunità e senza disperdere un euro”, sottolinea Mentana che scrive “tutto questo per rispetto dei tanti che hanno donato in tutti questi anni e continuano a donare in questi giorni, ringraziandoli sempre: perché ci danno l'esempio silenzioso e appunto disinteressato di un'Italia normale, buona, migliore”.
A sostegno delle sue parole arriva subito la testimonianza di un ex terremotato dell’Umbria che scrive: “Direttore io e i miei
compagni nel 97 grazie ad una sua raccolta fondi, quella volta fu con il TG5, siamo usciti da un container per andare a scuola in una costruzione in legno che ancora resiste dopo 19 anni. Per questo la ringrazio ancora”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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