Se un migrante tenta la fuga, va “invitato” a rientrare nel centro di accoglienza. Con fermezza, certo, ma senza mai dimenticare le buone maniere. E comunque senza l’uso della forza né - non sia mai - facendo scattare le manette ai polsi. Solo un “invito”, tipo: “Ehi ragazzi non vi muovete, mi raccomando”. E niente di più.
A Siculiana, in provincia di Agrigento, ha sede l’ex residence Villa Sikania, già trasformato in un centro di accoglienza tra il 2014 e il 2019. Lo scorso ottobre era stato chiuso, ma l’emergenza coronavirus ha costretto le autorità a riaprirlo per garantire ai migranti il distanziamento sociale. Tra loro vi sono anche alcuni stranieri sottoposti all’obbligo di quarantena: dovrebbero rimanere all’interno, senza possibilità di uscire. Almeno fino alla fine dei 14 giorni necessari per assicurarsi che nessuno di loro abbia il Covid. Ma le cronache raccontano tutt’altra faccenda. A fine maggio un gruppo di tunisini era fuggito nonostante la quarantena obbligatoria, provocando le ire dei residenti, scesi in piazza in segno di protesta. Ma le scappatelle ancora oggi si ripetono giorno dopo giorno, come riferisce al Giornale.it una fonte ben informata, e stanno provocando non pochi problemi alle forze dell’ordine schierate a controllo dell’area. Nell’ultima settimana, quattro agenti sono rimasti feriti nel tentativo di bloccare i migranti usciti da Villa Sikania. E un poliziotto ha pure rimediato la frattura della rotula. Gli stranieri non hanno nulla da perdere, racconta la fonte, quindi si radunano in gruppi di 20-30 persone, puntano i poliziotti a difesa dei varchi e tentano di scavalcare il cancello. “Sanno che alcuni di loro verranno fermati, ma molti se ne vanno. Anche quelli in quarantena”. Un fatto che ovviamente costituisce una potenziale minaccia sanitaria e che investe tutta la Sicilia: episodi simili si registrano su tutta l'isola, come a Pozzallo (dove 7 tunisini sono riusciti a darsela a gambe) o a Comiso (47 migranti scappati).
A rendere ancor più complicata la faccenda ci sono le disposizioni di servizio consegnate dalla questura di Agrigento ai poliziotti schierati a Villa Sikania. Sono state redatte ad aprile, ma sono tutt’ora valide per chi vigila sulla struttura. Nel documento, che ilGiornale.it ha potuto visionare, sono contenute due indicazioni in particolare che suscitano perplessità. La prima, quella che vieta ai poliziotti di avere l’arma pronta all’uso: la pistola e il caricatore devono infatti essere tenuti separati. La seconda, invece, riguarda le modalità di azione per riuscire a prevenire l’uscita e l’allontanamento dei migranti per tutta la durata della quarantena: i poliziotti devono agire con fermezza, ma nel massimo rispetto della dignità umana. Quindi possono solo “invitare” gli eventuali stranieri fuoriusciti immotivatamente dalla struttura a rientrare. Senza però usare metodi coercitivi.
Il risultato è che con molta fatica gli agenti riescono ad opporsi a chi tenta di scappare. Quando 20 o 30 persone cercano di evadere, e la pattuglia di servizio non è in parità numerica, è normale che 2-3 di loro riescano a fuggire. Villa Sikania, peraltro, non è certo stata pensata per chiuderci all’interno delle persone: nasce come residence e le vie per uscire sono infinite. Difficile, se non impossibile, controllare tutti i varchi, soprattutto se al massimo si può usare un "invito" a rientrare.
In una occasione alcuni migranti in quarantena obbligatoria sono stati ripresi, hanno opposto resistenza a pubblico ufficiale, sono stati riportati dentro la struttura e per loro non c’è stata alcuna conseguenza reale. “Lei mi insegna - dice la fonte - che se questa cosa la facesse un italiano, per lui scatterebbe l’arresto”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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