A bordo ci sono 50 migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale la sera del 27 maggio. Si trova al largo delle coste siciliane di Pozzallo, in provincia di Ragusa, la nave Aita Mari della Ong spagnola Salvamento maritimo humanitario, il cui team stamattina aveva chiesto un porto sicuro dove poter sbarcare. “Le persone a bordo vedono la terra – è stato il messaggio dell’equipaggio – ma non approdiamo e non capiscono perché”. La Aita Mari, dopo avere messo in salvo 50 persone da una imbarcazione“alla deriva nel Mediterraneo centrale”, dalla tarda mattinata di due giorni fa ha navigato a lungo in attesa dell'assegnazione di un porto. Nel pomeriggio la svolta: la nave si dirige verso Augusta, in provincia di Siracusa, dopo l'ok allo sbarco nel porto siciliano. L'arrivo è previsto per le 22, mentre le operazioni di discesa degli emigranti è fissato per domani mattina.
A bordo ci sono anche quattro minori. L'imbarcazione si trova al limite delle acque territoriali italiane tra le province di Ragusa e Siracusa. La Geo Barents, invece, nave di Medici senza frontiere partita da Alisund in Norvegia, il 12 maggio e dopo avere attraversato lo stretto di Gibilterra il 24 maggio, sta raggiungendo la zona operativa nel Mediterraneo centrale. Al momento si trova a sud di Pantelleria. La nave, che è lunga 77 metri, batte bandiera norvegese.
Già l’anno scorso la nave Aita Mari si trovava in prossimità delle coste trapanesi, all’interno dei confini delle acque territoriali italiane. Allora, a bordo dell’imbarcazione si trovavano 36 migranti, recuperati all’interno del mezzo nel corso di una missione effettuata non lontano dalla Libia, persone poi trasbordate all’interno della nave Rubattino. Quest’ultima è l’unità navale della società Tirrenia. Una soluzione, quella di trasferire i migranti all’interno della Rubattino, che fu adottata dal governo dopo che sia la giunta regionale siciliana sia diversi, tra amministratori e imprenditori del territorio, sull’isola avevano manifestato la propria contrarietà allo sbarco di migranti nei porti della Sicilia.
La preoccupazione massima a quel tempo era data dall’emergenza Coronavirus che, come accade ancora oggi, imponeva alle autorità sforzi maggiori per cercare strutture idonee a ospitare i migranti e far rispettare loro le norme relative al distanziamento
sociale. Ciò si aggiungeva al fatto che nel mese di aprile del 2020 il governo italiano aveva dichiarato “non sicuri” i porti siciliani, proprio in riferimento all’emergenza legata all’epidemia da Sars Cov2.
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