Quasi un miliardo di persone. Tanti sono i cittadini del mondo confinati in casa a causa del coronavirus. A rivelare il dato impressionante è un'indagine dell'Afp, che parla per l'esattezza di oltre 900 milioni di cittadini in 35 Paesi.
La maggior parte - circa 600 milioni - è soggetta a confinamento obbligatorio, come in Francia o in Italia, nella speranza di bloccare la pandemia che ha già provocato 11.800 vittime (e 284 mila contagiati), oltre a mettere in crisi l'economia mondiale. Ci sono nazioni dove è in vigore il coprifuoco, come la Bolivia, oppure la quarantena, come Azerbaijan e Kazakistan, o ancora gli inviti a non lasciare le proprie case, come in Iran. Anche negli Usa i due stati più popolosi - California e New York - hanno intensificato le restrizioni, chiedendo ai cittadini di rimanere nelle proprie abitazioni. Stessa misura è stata approvata pure in Illinois e New Jersey. In America i casi sono 21mila, con 266 vittime: oltre la metà dei casi è nello stato di New York, che ha superato quota 10mila. Il presidente Donald Trump - come ha fatto sapere la Casa Bianca - ha approvato la dichiarazione di calamità per l'Empire State, mossa che rende disponibili i fondi federali per affrontare la crisi. Solo la Grande Mela ha 5.683 casi, con 43 morti, e il sindaco Bill de Blasio ha lanciato l'allarme, affermando che nel giro di 2-3 settimane New York avrà esaurito gran parte del suo equipaggiamento medico contro il virus: servono 3 milioni di mascherine N95, 50 milioni di mascherine chirurgiche, 15mila respiratori, 25 milioni di camici medici ed altrettanti di guanti. Il Wall Street Journal, da parte sua, ha avvertito delle pesanti conseguenze che il Covid-19 avrà sull'economia americana, con previsioni di perdite quest'anno sino a cinque milioni di posti di lavoro e un crollo della produzione economica sino a 1.500 miliardi di dollari. Un'indagine fra 34 economisti condotta dal quotidiano della City ha fatto sapere che una recessione è ora quasi certa. Trump comunque cerca di rassicurare il Paese su quello che continua a indicare come «virus cinese», promettendo: «Celebreremo la vittoria contro questo nemico invisibile in un futuro non distante». Il Washington Post, citando fonti informate, ha spiegato nel frattempo che le agenzie di intelligence Usa lanciarono ripetuti allarmi con rapporti classificati in gennaio e in febbraio sul pericolo mondiale posto dal coronavirus, mentre il Commander in Chief e anche molti parlamentari - nonostante le informazioni ricevute - minimizzavano la minaccia senza adottare azioni che avrebbero potuto rallentare la diffusione. Tali rapporti, tuttavia, non predicevano quando il virus sarebbe potuto arrivare negli Stati Uniti e non raccomandavano particolari misure sanitarie da prendere, ma tracciavano la diffusione del Covid-19 in Cina e poi in altri paesi, ammonendo che i leader di Pechino sembravano ridimensionare la gravità dell'epidemia.
Nel Vecchio Continente, invece, sono aumentati esponenzialmente i casi in Germania, oltre 2.700 contagi in più rispetto a ieri. Il dato, diffuso dalle autorità sanitarie del Robert Koch Institut, ha portato ad almeno 16.662 il numero totale nel Paese, con 47 vittime.
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