Il missionario parte: "Andrò via dall'Italia e sarò un immigrato"

Il missionario palermitano Biagio Conte ha deciso di partite a piedi alla volta di Bruxelles. Il fine? Condividere le sorti di un migrante

Il missionario parte: "Andrò via dall'Italia e sarò un immigrato"

Fratel Biagio, che è un missionario laico, deve aver ascoltato in maniera attenta le indicazioni di papa Francesco sulla "Chiesa in uscita": si è già messo o si sta per mettere in cammino, nel senso letterale dell'espressione, per provare sulla sua pelle cosa significhi essere un migrante e per sensibilizzare le istituzioni continentali sul tema dei diritti umani.

Il missionario che opera in quel di Palermo, ci ha abituato a gesti plateali, come quando a maggio scorso si è incatenato, digiunando, anche in quella circostanza senza alcuna accezione metaforica, per presentare le sue rimostranze contro il decreto di espulsione riguardante una persona di origini africane che lavorava presso la "Missione di Speranza e Carità". La stessa missione che l'uomo che viaggerà in Europa alla maniera di un migrante ha istituito quasi trenta anni fa. Quella protesta risale al tempo dei primi effetti derivanti dal decreto Sicurezza voluto da Matteo Salvini. Ma questa volta la battaglia del "prete di strada", che consacrato in realtà non è, vale per tutti coloro che migrano. "Prenderò anche io la barca (il traghetto), come gli emigranti del passato e gli immigrati di oggi. Da Palermo fino a Genova e poi continuerò a piedi in preghiera e penitenza fino al confine con l'Europa", ha dichiarato, annunciando la sua partenza, mediante un video che è stato pubblicato su Youtube da Vatican News.

Quella di Fratel Biagio sembra un campagna in pieno stile. Il pontefice della Chiesa cattolica ha pranzato con lui a settembre scorso, avendo così la possibilità di conoscere una realtà che incide su quelle che Jorge Mario Bergoglio chiama "periferie economico-esistenziali".

Quello espresso da Biagio Conte è, insomma, il cattolicesimo che non ha paura di divenire "ospedale da campo", di ricusare la natura stantia della "vita balconeata" e di misurarsi con il mondo e nel mondo. Sullo sfondo, com'è ovvio che sia, anche il tema delle discriminazioni cui sono soggetti profughi e rifugiati.

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