In questi giorni è tornato argomento di discussione l'intervento dei militari russi in Italia, avvenuto poco dopo lo scoppiare dell'allora epidemia da Sars-Cov-2. A quei tempi il nostro Paese si trovava quasi da solo a dover affrontare l'emergenza, eppure la Russia decise di concordare con il nostro governo (Conte II) una missione umanitaria in territorio italiano, e così un gruppo di militari, fra cui si trovavano anche due scienziati, raggiunse lo Stivale.
Oggi, complice anche il conflitto in atto, c'è chi nutre seri dubbi circa l'operazione russa in Italia: Enrico Letta e Giorgio Gori, per esempio.
Intervistato da Il Mattino Agostino Miozzo, che all'epoca ricopriva il ruolo di coordinatore del Comitato tecnico scientifico, parla di cosa accadde nel marzo del 2020. I russi, spiega l'ex coordinatore del Cts, erano venuti in Italia per aiutare il nostro Paese ad affrontare l'emergenza. "Sostenevano di avere un mandato preciso, ovvero di bonificare le strutture pubbliche. Questo è quello che disse Kikot e posso immaginare a che cosa si riferisse, ma noi abbiamo tenuto il punto", racconta Miozzo.
Adesso c'è chi parla di tentativo di spionaggio da parte dei russi. Agostino Miozzo, dal canto suo, afferma che il Cts era a conoscenza del fatto che il gruppo inviato dalla Russia fosse particolarmente esperto in ambito Nbcr (Nucleare Biologico Chimico Radiologico), tuttavia "noi del Cts non abbiamo mai avuto alcuna lista con i nominativi dei medici e infermieri partecipanti alla missione russa né abbiamo potuto conoscere o valutare i profili professionali e scientifici di questi esperti".
L'ex coordinatore del Comitato tecnico scientifico ricorda dunque che non spettava al Cts coordinare quel genere di interventi sul territorio. "Non abbiamo mai visionato alcuna lista delle apparecchiature e dei supporti sanitari scaricati dai loro aerei. Non so dirle se erano attrezzature valide o meno", precisa. Soltanto in un'occasione, ossia durante una riunione operativa con la delegazione russa, Miozzo avrebbe incontrato il generale Sergej Kikot. "Conosco bene il suo capo: l'attuale ministro della Difesa di Mosca, Sergey Shoigu. È un militare esigente e deciso. Non so se Kikot si riferisse a Shoigu o a Putin quando ci parlava del mandato ricevuto ma poco importa, noi abbiamo tenuto il punto", ribadisce.
Per quasi due mesi, dunque, la missione russa operò in Italia, un Paese Nato.
Miozzo spiega che dopo 40 anni di missioni di cooperazione internazionale ha ben chiaro il fatto che larga parte di coloro che compongono i team operativi su terreno, "a tutti i livelli ed in ogni Paese", appartiene a servizi di sicurezza e di intelligence. "Per questo sono certo che anche i nostri apparati fossero stati allertati", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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