Il generale Giovanni Maria Iannucci è, dallo scorso febbraio, il nuovo comandante della Brigata Folgore. Comanda all’incirca 5mila uomini e per ognuno di loro è qualcosa di più di un comandante. È colui che ha il compito di tenere alto l’onore della Brigata e di proteggere i suoi soldati, come è scritto in uno dei "libri sacri" a questi ragazzi, Folgore! E si moriva: "Arriverà un giorno che molte madri vedranno ritornare i figli e non immagineranno neppure di dover dir grazie a lui".
Generale, ormai da un mese è il nuovo comandante della Folgore. Una delle prime cose che ha detto riguarda l’operazione "strade sicure" e la possibilità di un nuovo impiego dei suoi uomini all’interno di questo contesto. Quale sarà il contributo della Folgore?
Il contributo della Folgore in realtà è un contributo aggiuntivo. Noi eravamo già presenti a Firenze sulla base delle richieste del Ministero degli Affari esteri e dei prefetti. Abbiamo fornito un contributo aggiuntivo a Lucca, a Prato e con uomini in più a Firenze e stiamo per partire anche a Livorno. Complessivamente la Folgore darà 185 uomini per aumentare il livello di sicurezza nelle nostre strade e nelle nostre città.
Sempre più spesso la Folgore interviene in contesti internazionali. Sulla Libia Lei è stato molto prudente: "È importante che quel Paese sia pronto a fare la sua parte. Noi possiamo aiutarli ma non possiamo sostituirci a loro. Ce lo ha insegnato l’Afghanistan, la Somalia e questo ce lo sta dicendo anche la situazione in Libia e in Siria". Cos’altro ha imparato dalle missioni in questi Stati?
A livello sia personale che professionale ho imparato moltissimo perché le operazioni fuori area per noi sono un banco di prova. Sono una cartina al tornasole della bontà delle cose che abbiamo fatto sia da un punto di vista organizzativo, come addestramento, che in termini generali come capacità di rispondere alle esigenze che ci sono in queste operazioni. Questo è vero per me, ma soprattutto per la grande unità che ho la fortuna di comandare, la Folgore, che è sempre stata capace di rispondere e di eseguire il compito e di portare a termine con successo le missioni.
Perché la Folgore? Voglio dire: molto spesso, i primi a partire per le missioni sono proprio i suoi soldati. Cosa li rende diversi dagli altri? Attualmente dove sono impiegati? E con quale scopo?
La Folgore come grande unità in questo momento non è impiegata fuori area. È appena rientrato un plotone del 186esimo dalla Somalia. Abbiamo poi uomini che sono impiegati nell’addestramento delle milizie curde in Irak e altre persone che a livello individuale vengono impiegate in altre missioni. Lei ha esordito con la domanda perché la Folgore? C’è un’intervista di oggi del capo di Stato maggiore dell’esercito, che dice che la Folgore, le Forze Armate, l’Esercito italiano devono essere pronte a rispondere a quello che il Paese, il Governo, il Parlamento ci chiedono di fare. La Folgore è per antonomasia una brigata che fa della prontezza la sua caratteristica peculiare. Mi permetto di aggiungere che la Folgore fa parte del bacino di forze della Nato che sono lì per esser pronte per rispondere a momenti di crisi e che quindi anche la Folgore è sempre pronta a rispondere.
Qual è il rapporto tra la Folgore e i civili?
Il rapporto delle forze armate e nel mio caso della Folgore con il mondo civile è un rapporto ottimo, costruttivo, di grande collaborazione. Questo è vero per me che sono il comandante della Folgore, ma anche per tutti i miei comandanti che hanno contatti continui con tutte le realtà cittadine. La Folgore collabora naturalmente laddove ci sono episodi come pubbliche calamità.
La realtà senese è uno splendido esempio di collaborazione strettissima tra il mondo cittadino e il reggimento. Credo che Siena consideri il 186esimo reggimento il suo reggimento e che la Toscana consideri la Folgore la sua brigata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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