Morbillo, la malattia dimenticata che può uccidere

In genere non ha sintomi gravi (provoca un’eruzione cutanea che dura tra i 10 e i 20 giorni), ma in taluni casi il morbillo può essere addirittura fatale

Da Wikipedia
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In queste ultime settimane polemiche a non finire sul vaccino sì, vaccino no. Ma è bene fare un po' di chiarezza sul morbillo, malattia che sembrava debellata da diversi anni ma che è ritornata prepotentemente in questo scorcio di 2017, con il numero dei casi notevolmente aumentato rispetto all’anno scorso (nei primi quattro mesi si sfiorano i 2.000 malati, mentre in tutto il 2016 furono 800). Una notizia da non sottovalutare: il morbillo, causato da un virus del genere morbillivirus (famiglia dei Paramixovidae), è una malattia molto contagiosa che colpisce spesso i bambini tra 1 e 3 anni, per cui viene detta infantile, come la rosolia, la varicella, la pertosse e la parotite. Si trasmette solo nell’uomo. I malati vengono isolati nel periodo di contagio.

In genere non ha sintomi gravi (provoca un’eruzione cutanea, simile a quelle della rosolia o della scarlattina, e dura tra i 10 e i 20 giorni), ma in taluni casi può essere addirittura fatale. Come si legge nella scheda che gli dedica l’Istituto Superiore di Sanità il morbillo è responsabile di un numero compreso tra le 30 e 100 morti ogni 100.000 persone colpite. Le complicazioni che possono manifestarsi sono principalmente dovute a "superinfezioni batteriche": otite media, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti (infiammazioni del cervello). Si riscontrano prevalentemente nei neonati, nei bambini malnutriti o nelle persone immunocompromesse.

I primi sintomi sono simili a quelli di un raffreddore (congiuntivite, tosse secca, naso che cola) con la febbre che si alza sempre di più. In un secondo momento in bocca spuntano dei puntini bianchi. Dopo 3-4 giorni si manifesta l’eruzione cutanea caratteristica (esantema), composta di piccoli punti rosso vivo: dapprima dietro le orecchie e sul viso, poi su tutto il resto del corpo. L’eruzione dura da 4 a 7 giorni, l’esantema scompare a cominciare dal collo. A volte per qualche giorno la pelle si desquama.

La diagnosi si fa solo per osservazione clinica. Se necessario si possono ricercare nel siero degli anticorpi specifici diretti contro il virus del morbillo, dopo 3 o 4 giorni dall’eruzione. Il periodo di incubazione è di circa dieci giorni: inizia all’entrata del virus nell’organismo e finisce all’insorgenza della febbre. La contagiosità si protrae fino a 5 giorni dopo l’eruzione cutanea, ed è massima tre giorni prima, quando si ha la febbre.

Il morbillo è una delle malattie più trasmissibili. Il contagio avviene tramite le secrezioni nasali e faringee per via aerea, attraverso le goccioline respiratorie che si diffondono nell’aria quando il malato tossisce o starnutisce. Non esiste alcuna cura specifica. Si possono solo trattare i sintomi (terapia sintomatica) ma non la causa: paracetamolo per abbassare la febbre, sciroppi per calmare la tosse, gocce per gli occhi.

In Italia il vaccino non è obbligatorio, tranne per le reclute all’atto dell’arruolamento, ma viene raccomandato dalle autorità sanitarie. Esiste sotto forma di complesso vaccinale contro il morbillo, la parotite e la rosolia (Mpr). Si consiglia una prima dose del Mpr prima del 24° mese di vita, preferibilmente al 12-15° mese, con un richiamo verso 5-6 anni o 11-12 anni. Fino al 6°-9° mese, il neonato può essere protetto dagli anticorpi trasmessi dalla madre (se è immunizzata). L'immunizzazione del neonato è inferiore se la madre è stata vaccinata e non perché ha contratto il morbillo stesso.

Come per tutti i vaccini vivi attenuati, la vaccinazione non viene fatta agli individui con deficit immunitario o sotto terapia immunosoppressiva (corticoidi, antineoplastici, antirigetto). E per precauzione neanche alle donne incinte o che desiderano esserlo nel mese successivo. Il vaccino è invece consigliato alle persone infette da Hiv che non hanno ancora sviluppato l’Aids.

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