Che il corpo senza vita della donna rinvenuta nel territorio di Caronia (Messina) appartenga a Viviana Parisi pare non essere più in dubbio, anche se come da prassi, sarà il test del Dna a rivelarlo con assoluta certezza scientifica.
Il marito della dj, scomparsa da sei giorni così come il figlio di 4 anni Gioele, ha infatti già effettuato il riconoscimento degli indumenti indossati dalla vittima, che al dito portava ancora la fede nuziale ed al collo una catenina di sua proprietà, ulteriori elementi di conferma. Le ombre, tuttavia, permangono per quanto riguarda ciò che è accaduto dal momento in cui la 43enne si è messa al volante della sua Opel Corsa, ufficialmente per recarsi ad acquistare un paio di scarpe per il piccolo. Questa è la motivazione dichiarata agli inquirenti proprio dal marito.
Un negozio collocato a circa una ventina di chilometri appena dalla casa di Venetico dove viveva la coppia, per la precisione a Milazzo. Non sono, tuttavia, 20 bensì ben 104 i chilometri percorsi dalla Opel Corsa prima che la donna decida di fermarsi ed abbandonare la vettura proseguendo a piedi. Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, infatti, dopo aver avuto un incidente con un furgone in una galleria lungo l'autostrada Palermo-Messina, Viviana si allontana. È qui che intervengono i racconti di alcuni testimoni, i quali dichiarano di aver visto una donna scavalcare il guardrail. Nessuna traccia, tuttavia, neppure nelle parole dei presenti, del piccolo Gioele, di cui non si sa più nulla. Ma nella ricostruzione di quanto accaduto c'è anche un altro particolare da tenere ben presente: alcuni parenti avrebbe parlato di una "bugia" della al marito. La moglie infatti a quanto pare non avrebbe detto la verità sulla sua destinazione e dunque ci sono dubbi anche su quell'uscita per recarsi in un negozio.
Poi, dopo l'incidente, sei giorni di ricerche e proprio oggi il ritrovamento, grazie al fiuto di un cane dell'unità cinofila dei vigili del fuoco. La donna, che indossava un paio di jeans, una canotta ed un paio di sneakers bianche, è stata rinvenuta in avanzato stato di decomposizione, ma del piccolo Gioele ancora nessuna traccia. Breve la distanza (appena un chilometro e mezzo) rispetto al luogo in cui Viviana aveva abbandonato la propria auto, ma un buio fitto per quanto riguarda la ricostruzione di quei momenti che hanno preceduto la morte. Procedono ancora le ricerche del figlio, non individuato nelle vicinanze del luogo di ritrovo del corpo della 43enne, vale a dire la boscaglia di contrada Sorba.
Non solo il buio dal momento in cui la donna abbandona l'auto, ma anche quello precedente fin da quando lascia la propria abitazione e giunge a Milazzo, allungando misteriosamente il suo percorso, come aveva spiegato il procuratore capo di Patti Angelo Cavallo a "La Stampa". "Ci sono venti minuti di buco tra il momento in cui è uscita e il momento in cui è rientrata. Dal suo paese, Venetico, ha raggiunto Milazzo. Qui, anziché fermarsi come aveva detto al marito, ha imboccato l’autostrada in direzione Palermo ed è uscita allo svincolo di Sant’ Agata, senza pagare il pedaggio. A Sant’ Agata non sappiamo cos’abbia fatto per venti minuti, poi si è rimessa in marcia fino al punto in cui è accaduto l’incidente in autostrada". Un caso di difficile soluzione, come ammette il procuratore, che non esclude alcuna ipotesi, anche quella secondo cui Viviana"si è allontanata con l’aiuto di qualcuno e non è detto che il bambino fosse con lei". L'invito a chiunque sappia qualcosa è quello di collaborare con le forze dell'ordine. "Tutte le ipotesi sono possibili: l’incidente, un incontro sfortunato, anche l’atto estremo", ha riferito oggi Cavallo.
Tante le ipotesi, come quella che la vittima possa essere precipitata verso il basso da un pilone dell'alta tensione.
Resta in piedi l'idea del suicidio dopo aver fatto del male a Gioele così come quella che una terza persona possa esser stata presente in quei momenti concitati.Nessun segno di squilibrio, tuttavia, almeno secondo quanto dichiarato dai familiari, che avevano spiegato di un momento di crisi seguito al lockdown, comunque lasciato alle spalle.
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