Se la Banca centrale di Mario Draghi ci desse carta bianca, sapremmo noi come uscire dalle paludi della crisi: messa nelle mani giuste, diventerebbe bigliettoni di vario taglio, liquidità senza limiti per tappare tutti i buchi. E comunque, prima di proseguire con i discorsi: è inutile che corriamo subito a controllare le banconote nel portafoglio, nessuno di noi saprebbe distinguere gli euro di Draghi dagli altri. Gli artigiani che li stampano vantano arte e gloria del vero made in Italy, più della Ferrari, più di Prada, più di Giotto e del Tintoretto.
Alla fine, deve riconoscerlo pure l’International Herald Tribune, edizione mondiale del New York Times: la capitale indiscussa delle banconote false è Napoli. Più precisamente, Giugliano. Circa la metà degli euro farlocchi viene prodotta qui. La corrispondente Rachel Donadio riporta le dichiarazioni del colonnello Alessandro Gentili, il carabiniere responsabile dell’unità antifalsificazione monetaria: «É una tradizione antica e augusta. Qui le banconote vengono confezionate molto bene. Giugliano, ancora oggi, vanta i migliori professionisti. Anche perchè, come tutti sanno, in zona si tramandano questo sofisticato genere d’artigianato di padre in figlio».
Orgoglio tricolore. Come le borsette e le scarpe, come le cucine componibili e i vini, gli euro fatti a mano ci vengono invidiati in tutto il mondo. In questi anni le autorità hanno scoperto laboratori anche in Francia, in Spagna, in Sud America, ultimamente viene dato come paese emergente la Lituania, ma tutti sono concordi nel riconoscere che non esista confronto: gli euro di Giugliano sono inimitabili. Più degli originali.
Certo nemmeno questo comparto si salva dalle turbolenze e dalle difficoltà congiunturali. Come dimenticare la grande batosta del gennaio 2009: quella volta, con una megaoperazione dei carabinieri, sempre pronti a sabotare il settore, furono arrestati 109 artisti, altri 165 furono segnalati alla magistratura, con 162 sequestri di bigliettoni in vari atelier.
Eppure persino dopo questo ciclone gli operatori si sono rimessi in piedi: scontata la breve pena, molti di loro hanno trovato la forza di ricominciare da zero. É grazie alla tenacia di questi uomini laboriosi che ora tutto il mondo parla di noi: l’Italia, cioè Napoli, cioè Giugliano, sforna la metà degli euro falsi. Soprattutto, i migliori. Lo dimostra un semplice fatto: i grandi intenditori, capi e boss delle mafie di mezzo mondo, scelgono la valuta di Giugliano per i loro traffici sulle grandi piazze internazionali. E scusate se è poco.
Lo stesso signor Allister McCallum, che dirige la sezione anti-falsari della Banca centrale europea, non ha difficoltà a riconoscere il primato: «I falsari si dividono in tre categorie: i dilettanti con niente più di una stampante a colori, gli stati canaglia come la Corea del Nord, e i professionisti qualificati: questi stanno a Giugliano».
Totò e Peppino, cervelli indiscussi della più famosa Banda dei falsari, possono ritenersi soddisfatti: l’epopea narrata nel loro film è solo la tenera caricatura di una tradizione molto più efficiente e più radicata, nella realtà.
Sopravvivono italiani e zone d’Italia che finiscono sulle prime pagine di tutto il mondo nel solito modo, con l’intramontabile arte dell’imbroglio. Taroccano capi griffati, alterano generi alimentari, falsificano banconote. Un’economia e un mondo paralleli, dove tutto è rigorosamente finto. Solo lo squallore è autentico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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