"Vedi Napoli e poi muori..." Questa enunciazione, come tutte le affermazioni emesse senza enfasi, come tutte le parole pronunciate senza toni di voce, senza espressività, potrebbe essere interpretata sia in maniera positiva, intesa cioè ad esaltare le meraviglie della città; sia in senso negativo, volendo così estremizzare le bruttezze della città. L'enunciazione, "Vedi Napoli e poi muori...", invero, viene attribuita a Goethe che, in visita alla città, nel 1787, volle nei suoi scritti sottolinearne le meraviglie ed evidenziare come gli spettacolari scorci della città, nonché le usanze, i costumi ed il cibo, lo avessero fatto sentire diverso, con un animo ed uno spirito migliore, oltre che incredibilmente entusiasta. Goethe scrisse di Napoli dopo aver respirato quella propensione, prettamente napoletana, di dare alla vita uno senso ed una gioiosità incomparabili.
Eppure i luoghi comuni accerchiano la città in un vortice di violenza, di criminalità, di scostumatezze, di immondizia mal gestita e di scarso senso civico che la fanno apparire, a chi non la conosce, come la città del vivere triste e male. Napoli ci fa morire per bellezza o bruttezza?
È fuor di dubbio che la napoletanità di certe scelte di gestione e di certe costumanze non sempre ha dato a Napoli il suo meritato podio tra le città più belle; ma ogni estremizzazione è figlio dell' ignoranza e della mancata attitudine al sapere.
Per conoscere dal profondo il cambiamento che la città sta vivendo, occorre entrare nei vicoli, percorrere strade di asfalto e di pensiero che ci portino a conoscere, meglio e di più, la Napoli di oggi.
Piazza Garibaldi, centro nevralgico della città, crocevia di treni provenienti da ogni dove, non è più quella di un tempo: parcheggi indiscriminati hanno lasciato spazi ad ampie strade, impegnate ancora per poco a lavori di ripristino della metropolitana. La stazione ferroviaria è stata rimodernata e collegata direttamente ad un ampio e ben gestito parcheggio. Via Partenope è stata chiusa al traffico con l'apertura di decine e decine di locali, pizzerie, ristoranti che, oltre ad offrire ottimi piatti della tradizione napoletana, offrono il più suggestivo panorama della città: Vesuvio, mare, Castel dell'Ovo, il borgo marinaro, il golfo di Napoli, e in lontananza da un lato San Martino , davanti Procida e Capri e dall' altro lato Santa Lucia. Il nuovo volto partenopeo va apprezzato anche e proprio conoscendo la Napoli di ieri, per uno squarcio tra passato e presente che ci dia l'immagine del futuro della città.
Un luogo a sud di Napoli, che non molti conoscono, ci racconta di un cambiamento che ha tutto il sapore di un riscatto, di una svolta, un luogo che, un tempo, era luogo di bagnanti e pescatori: il Granatello di Portici.
Il nome del porto Borbonico del Granatello, la cui nascita risale ai prosperi anni del Regno delle due Sicilie, trae origine dalle piantagioni di melograno che si estendevano tra il Convento di San Pasquale e Villa Menna. Carlo di Borbone nel 1740 vi fece costruire un Fortino a protezione della Reggia di Portici; Ferdinando IV, successore di Carlo, invece, non si accontentò del solo Fortino e fece realizzare, su progetto dell'ingegnere Carrabba, un vero e proprio porto con due moli. Dopo la caduta dei Borbone, il Granatello divenne luogo di magazzini e depositi per l'attività mercantile assumendo l'immagine di un'area industriale. Divenne un'area per gli scambi mercantili, attracco di gozzi e barche; i magazzini, invece, divennero officine per la manutenzione delle barche. L'area è rimasta così strutturata fino al piano di riqualificazione messo in atto quest'anno, che gli ha conferito una nuova immagine fatta di lidi, terrazze, bar, ristoranti.
Sgomberato il molo dai chioschi abusivi, Terrazze con lettini ed ombrelloni hanno soppiantato la vecchia spiaggia libera "della Mappatella"; I magazzini e le officine per barche sono diventati ottimi locali per aperitivi e finger food . C'è poi il ristorantino Bayard, chiamato così in onore all'ingegnere che progettò la prima linea ferroviaria italiana proprio nel tratto Napoli- Portici. Tanti locali che hanno soppiantato le case dei pescatori, divenuti ritrovi per apprezzare il buon cibo, come i “cuoppi” di mare, all'italiana, di verdure e quant'altro, accompagnati da tanto buon vino e da tanta buona musica.
Occorre tener presente che i luoghi comuni, gli stereotipi, frenano, umiliano, feriscono. Occorre superare il 'già detto' ed il 'conosciuto per sentito dire'. Occorre farsi idee proprie, dopo aver visto, annusato, sentito, gustato di persona. Per consuetudine Napoli è maleodorante, ma per molti odora di pizza, sfogliatella e caffè.
Per sentito dire, Napoli è confusione ed inciviltà, ma per tanti è vivacità ed allegria.
Per la cronaca spicciola, Napoli è disoccupazione e disagio, ma
nella realtà è capacità di inventarsi un mestiere e indiscussa capacità di adattamento: l'evoluzione del Granatello da luogo trascurato e frequentato da pochi a ritrovo panoramico e accogliente ne è espressione viva e fiera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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