Napoli, licenziato il medico obiettore: riufiutò di salvare paziente

È stata scelta la sanzione più severa per il ginecolo del San Giuliano che lo scorso giugno rifiutò di praticare un aborto terapeutico su una paziente giunta al pronto soccorso in condizioni gravissime. A salvare la donna fu un altro medico non in turno quella notte, contattato tempestivamente da un’ostetrica presente in corsia

Napoli, licenziato il medico obiettore: riufiutò di salvare paziente

Si è rifiutato di eseguire un aborto terapeutico, e per tale ragione un medico dell’ospedale di San Giuliano (Napoli) è stato licenziato dalla Asl locale.

L’episodio risale alla notte del 30 di giugno, quando una donna si è presentata al pronto soccorso dell’ospedale sito nel comune di Giugliano in Campania in condizioni oramai disperate. Giunta alla 18esima settimana di gravidanza, la madre del nascituro era infatti entrata in travaglio anzitempo, finendo con l’espellere il feto. Niente da fare per il bambino nato morto, ma la donna aveva immediato bisogno di un intervento chirurgico.

Stando a quanto ricostruito, il medico di turno, un obiettore, si è riufiutato di soccorrere la paziente che aveva urgente bisogno di essere portata in sala parto. La situazione si sarebbe potuta concludere con un altro decesso, se un’ostetrica non avesse tempestivamente preso la decisione di contattare un altro ginecologo, che quella notte non doveva neppure essere reperibile.

Quest’ultimo si trovava a casa al momento della telefonata ma, compresa la situazione, non ha esitato a precipitarsi in ospedale, impiegando non più di una decina di minuti. L’intervento è stato eseguito con successo, la vita della paziente è stata salvata ma, al termine di tutto, l’obiettore ha dovuto fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni.

Il secondo medico, infatti, ha subito contattato i dirigenti della Asl2 di Napoli, informandoli di quanto accaduto. Ciò ha portato i vertici ad aprire un’istruttoria nei confronti dell’obiettore di coscienza, conclusasi dopo qualche mese con il licenziamento in tronco del sanitario. L’accusa mossa è quella di omissione di assistenza.

“La giustificazione addotta dallo specialista di guardia inadempiente non è stata ritenuta valida”, ha spiegato la direttrice sanitaria dell’azienda Virginia Scafarto, come riferito da “Tgcom24”. Per quanto l’obiezione di coscienza possa esentare il medico dal praticare l’aborto, non permette in nessun caso di sottrarsi dal prestare assistenza medica nel momento del bisogno. E la paziente si trovava davvero in un grave stato di emergenza.

Dello stesso avviso il direttore generale della Asl 2 di Napoli, Antonio D’Amore, le cui parole sono state riportate da “SkyTg24”.

“Come dirigenti di una struttura sanitaria abbiamo innanzitutto il compito di vigilare sull'operato del personale, di verificare ciò che accade e di prendere le decisioni che riteniamo più opportune a tutela di tutti, innanzitutto dei pazienti.

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