Alla festa di San Gennaro malore per il cardinale Sepe

Alle 10.05 il sangue del Santo era liquefatto. L'annuncio dall'altare del cardinal Sepe accolto dagli applausi. Si rinnova la devozione tra il popolo e "Faccia Gialla"

Alla festa di San Gennaro malore per il cardinale Sepe

Lieve malore per il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, durante la cerimonia nel Duomo per la festività di San Gennaro. Il lieve malore potrebbe essere stato causato dal gran caldo all'interno della chiesa cattedrale, gremita di fedeli e di turisti accorsi per assistere al prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro, che si è prontamente ripetuto anche oggi. L'arcivescovo, al termine della cerimonia, non ha portato l'ampolla con il sangue all'esterno del Duomo per mostrarla ai fedeli rimasti fuori dalla chiesa, ma poco dopo si è mostrato in buone condizioni mentre lasciava la navata principale del Duomo per ritirarsi nella basilica di Santa Restituta.

Il miracolo più atteso dai napoletani s’è compiuto di nuovo. Alle 10.05 il sangue di San Gennaro s’è sciolto davanti ai fedeli che s’erano assiepati al Duomo di Napoli.

L’annuncio dall’altare del cardinale Crescenzio Sepe, qualche minuto dopo. Il sangue raccolto nell’ampolla era già sciolto nella teca. Allo sventolio del fazzoletto bianco, segnale del compimento del miracolo, è seguito un lungo e devoto applauso.

Come ogni 19 settembre, giorno in cui ricorre la festività del santo patrono di Napoli, c’erano personalità politiche, istituzioni, laiche ed ecclesiastiche ad attendere il miracolo. E anche quest’anno tornerà il consueto dibattito tra i credenti e gli scettici che imputano a processi fisici naturali il fenomeno.

Si rinnova, così, il “patto” tra il santo e il suo popolo che, a lui, ha dedicato un culto peculiare e originale che, nonostante l’impatto della modernità, resiste anche negli aspetti che, a tutta prima, parrebbero folkloristici e che invece testimoniano un lascito tradizionale antico, capace di esprimersi, inculturandosi, nel corso dei secoli.

Già nel martirio, avvenuto nel 305 d. C. durante le persecuzioni ordinate da Diocleziano, si avvertì la santità di quello che, allora, era vescovo di Benevento. Fu decapitato alla Solfatara di Pozzuoli (e lì, ancora oggi, custodito da frati cappuccini nel santuario a lui dedicato, persiste il culto del santo che, per molti, è persino più autentico di quello poi impostosi in città) dopo che le fiere del circo non vollero aggredirlo e sbranarlo.

Sono centinaia le storie, le leggende e i "miracoli" che San Gennaro ha elargito alla città e ai suoi abitanti. Santo prodigo di grazie per Napoli e la sua gente. Con lo scioglimento del sangue, attestato fin dalla fine del Trecento, “parla” al popolo napoletano: se il miracolo non avviene, in qualsiasi delle tre date annuali in cui si celebra la funzione, è considerato come pessimo auspicio, foriero di sventure collettive. Con lo scioglimento del sangue, il timore è (almeno per ora) fugato.

Con il miracolo, il culto di “faccia ‘ngialluta” resiste e si rinnova. Faccia ‘ngialluta sta per “faccia gialla” e s’è imposto, negli anni, come soprannome con il quale il volgo si rivolgeva al santo.

Per un motivo semplicissimo: il busto di San Gennaro venerato durante le processioni è in oro, quindi giallo. Un'altra delle tante storie che, concentriche, si avvitano su una delle icone più autentiche della spiritualità meridionale.

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