Nassiriya e quell'eroe oltraggiato

Ieri era il ventesimo anniversario della strage di Nassiriya, base italiana in Irak durante la guerra del Golfo

Nassiriya e quell'eroe oltraggiato
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Ieri era il ventesimo anniversario della strage di Nassiriya, base italiana in Irak durante la guerra del Golfo. Il 12 novembre 2003 diciannove soldati italiani e nove civili iracheni furono uccisi nel più grave attacco subito dal nostro esercito dopo la Seconda guerra mondiale. Fu uno choc per tutto il Paese, cui seguì una commozione collettiva che abbracciò tutte le forze armate. Poi seguì l'imbarazzo per una strage forse evitabile e l'oblio per sopravvissuti e reduci, alcuni dei quali ancora oggi aspettano il giusto riconoscimento. A Nassiriya quel giorno c'era anche un maresciallo dei carabinieri, Riccardo Saccotelli, originario di Andria, ferito così gravemente che lo stavano per dare tra i deceduti. Si salvò ma non si riprese mai del tutto. Due anni dopo il presidente della Repubblica lo insignì della Croce d'Onore con la seguente motivazione: «Coraggiosamente consapevole dei gravi rischi ai quali si esponeva, si prodigava per assolvere il proprio delicato incarico con autentica fermezza, senso del dovere ed altissimo spirito di sacrificio (...) veniva investito dal devastante scoppio di un'ingente quantità di esplosivo. Chiarissimo esempio di eletta abnegazione ed incondizionata dedizione al dovere». Insomma, Riccardo Saccotelli è ufficialmente un eroe, scomodo ma eroe. Scomodo perché in tutti questi anni il maresciallo non ha smesso un attimo di polemizzare con lo Stato italiano e con i suoi superiori ai quali addebita responsabilità prima e omissioni dopo l'incidente. Spiace, ma ci sta: l'opinione di chi ha visto morire i compagni e lui stesso è stato più di là che di qua può anche non essere la verità ma va capita. Bene, accade che nei giorni scorsi il maresciallo Saccotelli ha ricevuto dalla Agenzia delle entrate una «comunicazione preventiva di iscrizione ipotecaria al fine di recuperare le somme erogate per equo indennizzo». Se abbiamo capito bene lo Stato vuole pignorare i beni di un suo eroe scomodo, revocargli l'indennizzo.

Mi auguro non si tratti della vendetta postuma di qualcuno che all'interno della gerarchia militare ha la coda di paglia e siamo certi che il ministro della Difesa Guido Crosetto verificherà l'origine di questa strana storia e che se il sequestro risultasse giusto e inevitabile spiegherà il perché agli italiani. Ma se per caso qualche pezzo dello Stato si fosse messo in testa di rapinare un soldato reduce di Nassiriya, beh, conoscendo il ministro non vorremmo essere al posto suo.

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