"Neg..., tro...", insulti razzisti a proprietaria di un bar

Insulti sessisti e svastica sul pavimento. Nella notte effettuato un raid in un bar del Bresciano gestito da una 36enne di origini marocchine

"Neg..., tro...", insulti razzisti a proprietaria di un bar

Vetrate rotte, tende distrutte e porte divelte. E, come se non bastasse, sul pavimento una scritta inequivocabilmente razzista: "Negra tro**", con tanto di svastica e croce celtica ad accompagnare. Succede nel Bresciano, per l'esattezza, nel bar "Casablanca" di Via Garibaldi 54 di Rezzato, lungo la statale che attraversa l'interland del capoluogo lombardo.

Così la proprietaria del locale, Mahida, una 36enne di origini marocchine ma nata e cresciuta in Italia, è stata vittima di un raid sessista e xenofobo a dir poco rabbrividente. Stando a quanto si apprende, la donna è stata svegliata nel cuore della notte di lunedì 28 gennaio da una telefonata in cui veniva informata dell'accaduto. Sospettando che si trattasse di uno furto, si è subito precipitata al bar per accertare la veridicità della segnalazione. E purtroppo, la costatazione non ha altro che confermato l'allarme.

"Quando sono arrivata, ho notato subito le vetrine rotte. - racconta la proprietaria del locale ai microfoni di Radiondadurto.org - C'erano bottiglie di liquori e latte rovesciate sul pavimento. È stata una situazione molto sgradevole. Sicuramente non si è trattato di un furto perché non hanno portato via nulla a parte 250 euro che tenevo in cassa come moneta di scambio".

Accantonata l'ipotesi del furto, dal momento che non vi è stata alcuna sottrazione di oggetti dal locale, Mahida ha pensato ad una offensiva di matrice razzista. "Oggi è il 'giorno della memoria', un anniversario molto importante. - continua - Io sono mulatta, di origini marocchine, è chiaro che si trattasse di un dispetto mirato. Poi quelle scritte sul pavimento, hanno fugato ogni dubbio. Che si tratti di un insulto razzista o sessista, non fa molta differenza. Credo che sia inaccettabile, in entrambi i casi, che nel 2020 una cosa del genere. Io sono nata in Italia ma non è servito a nulla a quanto pare. Sono italiana, parlo perfettamente la lingua e pago le tasse. Non sono una 'straniera'. Nel mio bar non si parla l'arabo perché rispetto le regole del paese in cui vivo".

C'è grande amarezza nelle parole della 36enne ma anche una ragionevole preoccupazione. "In qualche modo, il bar potrà essere riparato - continua - ma non so se potrò continuare a lavorare. Oggi è successo al bar.

E domani, cosa accadrà? Vado a lavorare tutti giorni da sola con l'auto, adesso dovrà accompagnarmi qualcuno. Non se sia trattato di una attacco sessista o razzista, so solo che è una cosa vergognosa e scandalosa. Io ho paura".

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