Cittadini che si uniscono per presidiare le strade dei quartieri quando l’insicurezza è troppa e le forze dell’ordine non riescono a rispondere alle esigenze del territorio: sono le famose ronde, considerate un cavallo di battaglia leghista e della destra in generale. Che però oggi vengono considerate una risposta alla criminalità anche nei feudi della sinistra, come Bologna.
Nel quartiere della Bolognina, infatti, quello reso celebre per la famosa "svolta dell’89", annunciata dall’allora segretario del PCI, Achille Occhetto, oggi cittadini e negozianti hanno deciso di unirsi per vigilare sul quartiere, esasperati da spaccio, rapine, furti e serrande dei negozi spaccate di notte. Reati che nel 2015 hanno portato a 131 arresti, 354 denunce e 8 mila soggetti identificati. Numeri che hanno spinto l’amministrazione comunale a pensare di schierare addirittura l’esercito.
Grazie a queste cifre inquietanti, infatti, ormai il quartiere è noto più che per i comizi di Occhetto, per le rapine e le aggressioni. Nel 2013 proprio qui un meccanico rimase ucciso nel tentativo di fermare un ladro intento a rubare dall’officina del figlio, e alla fine di gennaio una pizzeria era stata data alle fiamme sotto gli occhi del proprietario che ha visto bruciare la sua attività fino alle 11 della mattina seguente. E chi negli anni ha organizzato manifestazioni contro lo spaccio e il degrado, come il presidente del quartiere Daniele Ara del Partito Democratico, nel 2013, si è preso pure le contestazioni dei centri sociali, con tanto di lancio di uova.
Sebbene l'arresto nei giorni scorsi di un tunisino ritenuto responsabile di una serie di furti lasci pensare che all'opera nel quartiere non ci siano bande criminali ma solo singoli delinquenti, dopo l’ennesimo episodio di violenza i negozianti del quartiere hanno deciso di discutere oggi la creazione del “gruppo di controllo notturno”. Un'associazione di cittadini che si occuperà di pattugliare il quartiere con ronde notturne, a piedi o in macchina, dalle 23 alle 5 di mattina, con lo scopo di segnalare alle forze dell’ordine la presenza di malintenzionati.
Ma l’amministrazione del comune, a guida PD, ha subito premuto il freno sull’iniziativa. L’assessore alla Sicurezza, Riccardo Malagoli ha infatti sconfessato i negozianti dichiarando al Corriere della Sera che “le ronde non servono” e che non sono la risposta al degrado nel quartiere perché, secondo l’assessore “intralciano il lavoro delle forze dell' ordine e possono esporre a pericoli o protagonismi di cui non si sente il bisogno”. Il prefetto, Ennio Mario Sodano, ha invece aperto alla proposta dei commercianti chiedendo però che l’iniziativa si svolga nella “legalità”, ovvero entro i dettami stabiliti dal decreto Maroni del 2009. I partecipanti, insomma, si registrino in un albo specificando modalità e prassi degli interventi sul territorio e l’iniziativa risulterà così entro i confini della legge vigente, come accade con le associazioni di vigilantes.
Ma il sindaco, Virginio Merola, ha tuonato contro il prefetto esortandolo a vietare tout court l’iniziativa dei commercianti. Le ronde, secondo il sindaco del PD sono “una cosa indegna per una città civile come Bologna". “C'è un forte impiego di forze di polizia, la situazione sta migliorando e bisogna continuare negli interventi” ha proseguito il primo cittadino, concludendo che bisognerebbe “evitare queste sceneggiate indegne di una città come Bologna” e ribadendo che “da parte del Comune ci sarà una ferma contrarietà ad ogni parola che assomigli a ronda".
Intanto nel quartiere “rosso” cresce l’insofferenza.
Un’insofferenza che ha spinto alcune settimane fa un gruppo di italiani a lanciare un ”raid punitivo” contro un gruppo di spacciatori africani, e che adesso porta i commercianti ad organizzarsi con la vigilanza fai-da-te.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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