Stiamo per entrare nell'era delle cinque regine. Tra una generazione, o anche meno, i troni europei saranno quasi tutti femminili. Non era mai accaduto che un numero così alto di eredi di case reali fossero donne. Spagna, Svezia, Paesi Bassi, Belgio, Norvegia: qui stanno crescendo le future sovrane d'occidente.
La figlia di Felipe di Spagna, Leonor, la nipote del re di Norvegia, Ingrid Alexandra, la figlia del re dei Paesi Bassi, Caterina Amalia, la figlia del re del Belgio, Elisabetta, la figlia del re di Svezia, Vittoria. Ecco i nomi delle regnanti del ventunesimo secolo. Quattro sono adolescenti. Leonor è la più piccola, ha quattordici anni, Ingrid Alexandra di Norvegia e Caterina Amalia dei Paesi Bassi sedici, Elisabetta del Belgio diciotto. L'unica donna del gruppo è Vittoria di Svezia, nata nel 1977.
«Per Vittoria, in Svezia, alla sua nascita fu cambiata la Costituzione, che privilegiava la legge salica sulla primogenitura» spiega al Giornale il professore Domenico Savini, storico ed esperto di famiglie reali. La legge salica prevedeva che l'erede al trono fosse maschio, a prescindere dal fatto che una femmina l'avesse preceduto. Ora non esiste più tra le grandi monarchie d'Europa. È in vigore in Giappone, dove la principessa Aiko, diciottenne primogenita dell'Imperatore, non potrà salire al trono. «Questa è una fonte di grande dolore per l'imperatrice Masako», chiarisce ancora Savini. Ma il dibattito è aperto, «in Giappone se ne parla molto». Anche lontano dall'Europa il destino potrebbe volere la successione di una donna.
Tra le storiche monarchie d'occidente solo l'Inghilterra potrebbe quindi mantenere la corona sul capo di un uomo. Eppure è terra di grandi regine. «Nella famiglia reale inglese sono sempre state le donne le più forti. Pensiamo sempre alla regina Elisabetta come tutta sorrisi, capellini e borsette, ma è una donna d'acciaio che ha tenuto testa a un cavallo di razza, ma da domare, quale era il principe Filippo». E, tornando indietro, basti pensare alla regina Elisabetta I e alla regina Vittoria, supportata da un ottimo consorte, Alberto di Sassonia. A proposito dei consorti, per le principesse eredi al trono si presenterà prima o poi il nodo della scelta dei mariti. Stare al fianco di una regina è «un lavoro faticoso», bisogna porsi nel ruolo di colui che dà «supporto» del «consigliere», ma anche avere «un ottimo carattere». Occorre convivere con i media «spesso non pietosi», capire che «il destino ha aperto una gabbia dorata, che comunque è pur sempre una gabbia. Non voglio dire che i principi consorti vivano da reclusi, ma certo non possono comportarsi come vogliono». Vittoria di Svezia ha già scelto da tempo. Il marito, Daniel Westling, personal trainer, «svolge il suo compito con grande impegno».
Non sono passati nemmeno tre secoli da quando l'Europa si scagliava contro l'impero asburgico perché il potere era nelle mani di una donna, Maria Teresa, grazie alla Prammatica sanzione decisa dal padre, l'imperatore Carlo VI. Era il 1741. «Ma poco prima - ricorda Savini - in Russia Pietro il Grande fece salire al trono la sua seconda moglie. Con Caterina I, Elisabetta e Caterina II abbiamo le prime donne a regnare, anche se Pietro il Grande poteva agire come voleva. Un caso molto diverso da quello di Carlo VI».
L'imperatore d'Austria doveva rendere molto più conto del suo operato, e la successione provocò la guerra. Altri tre secoli prima Isabella di Castiglia aveva guidato la Spagna con il marito Ferdinando II d'Aragona, sostenendo l'impresa di Cristoforo Colombo: «Solo una persona di grande genio, e donna, poteva capire quell'idea nel Quattrocento».
Dopo di lei, sua figlia Caterina diede filo da torcere a Enrico VIII. E tornando ai tempi più recenti, nel secolo scorso, «pensiamo alle tre regine d'Olanda: Guglielmina, Giuliana e Beatrice. Guglielmina resistette a Hitler». Le regine possono fare la storia.
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