Dietro quegli scatoloni gialli - o verdi o rossi - che girano vorticosamente per le strade delle nostre metropoli ci sono delle spalle. Spesso affaticate. E quelle spalle appartengono a degli uomini. Con le loro storie. Gianni ha 52 anni, due figlie e non ha un lavoro. Fino a quattro anni fa faceva il macellaio in un supermercato. Poi è diventato un esubero. Anzi a dire il vero un lavoro, più o meno, lo ha: ogni giorno fa il rider, per mettere insieme il pranzo con la cena, quella cena calda che molti rider come lui portano ogni sera a casa degli italiani. Due sere fa è stato aggredito da sei ragazzi, alcuni minorenni, che dopo averlo malmenato gli hanno rubato lo scooter. Rubare lo scooter al rider è come bruciare il negozio a un commerciante. La fine del lavoro. E, come dicevano con molto pragmatismo i latini, homo sine pecunia est imago mortis. Infatti Gianni non ci sta, cerca di divincolarsi, risponde agli strattoni, si aggrappa con tutte le sue forze a quel manubrio che è il suo lavoro, il suo cibo, la sua dignità. Si vede benissimo quanto lotta, nel video postato da un cittadino sul web. In questi tempi bui di virus, lockdown, isolamenti domiciliari e quarantene i rider sono stati degli «angeli» su due ruote che hanno portato nelle nostre abitazioni, sotto la neve o con la canicola, generi alimentari e di prima necessità. Anche per questo l'aggressione è particolarmente odiosa e schifosa. Anche per questo la reazione dei napoletani è stata immediata e travolgente: sono stati raccolti in poche ore 11mila euro, che non sono un'elemosina ma l'unico modo per Gianni di ricomprarsi il motorino e quindi il lavoro. «Mi dispiace per quei ragazzi, perché sono solo dei ragazzini», ha detto il rider.
Per noi sono solamente dei delinquenti e come tali devono essere trattati, ma Gianni - che probabilmente non ha mai recapitato la consegna che aveva sulle spalle al momento del furto - ha consegnato a tutti una lezione di civiltà. Alla faccia di sei imbecilli che credevano di aver guadagnato uno scooter e invece hanno soltanto perso la dignità.
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