Niente Museo del Fascismo perché l'ignoranza fa comodo

Un museo del fascismo, allestito come si deve, sarebbe utile. Le istituzioni di questo tipo non sono luoghi di svago, ma di cultura e ricerca di prima mano

Niente Museo del Fascismo perché l'ignoranza fa comodo

Un museo del fascismo, allestito come si deve, sarebbe utile. Le istituzioni di questo tipo non sono luoghi di svago, ma di cultura e ricerca di prima mano. Non si può capire un certo ambiente futurista senza conoscere l'archivio del Mart di Rovereto. Inutile rompersi la testa su Gabriele d'Annunzio se poi si trascura l'Archivio del Vittoriale. Per questo è sbagliato il muro d'ostilità verso la proposta, lanciata a Roma, di aprire un museo dedicato al Fascismo. Già un progetto analogo a Predappio è naufragato ancora prima di partire. Chi si oppone ha il timore che, anche involontariamente, l'esposizione diventi un'apologia della dittatura mussoliniana. Perché mai dovrebbe esserlo, se ben fatto? Nei Paesi dell'Est ci sono numerosi musei del Comunismo. Non risulta che i più noti siano diventati covi di nostalgici. In Italia esistono le persone qualificate per realizzare un lavoro con i fiocchi. Un museo del Fascismo serve a storicizzare, comprendere e superare il passato che ancora ci tormenta. Appena il livello dello scontro si alza, il dibattito pubblico ripiomba ogni volta nelle accuse (reciproche) di fascismo. Davvero qualcuno crede che i totalitarismi e la dittatura possano ancora riproporsi nelle forme novecentesche? Allora, a maggior ragione, dovrebbe sostenere l'idea di un museo del Fascismo. Come evitare di ripetere gli errori del passato, se non incentivandone la conoscenza? Sarebbe un'occasione per studiare a dovere anche gli aspetti scabrosi e criminali del Ventennio, a partire dalle leggi razziali. La mostra alla Fondazione Prada, Post Zang Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943, a cura di Germano Celant, è stata tra le più importanti nell'ultimo periodo (era il 2018). Ha dimostrato che il fascismo aveva una cultura. Bella, brutta, ideologicamente da condannare? Il giudizio era lasciato al visitatore, ma l'esposizione non era certo liquidabile con il bollino «propaganda neofascista». Al MuSa di Salò c'è un'ampia sezione dedicata alla Repubblica Sociale e alla guerra civile, con un'attenzione particolare alla propaganda. Anche in queste sale, nonostante le polemiche preventive, non c'è nulla se non il desiderio di essere consapevoli della propria storia.

In ottobre, a Brescia, aprirà la mostra Giovani sotto il fascismo organizzata dal Centro Studi sulla Rsi diretto da Roberto Chiarini. L'apparato fotografico si annuncia straordinario per il valore scientifico. Non c'è alternativa alla ricerca, a meno che non si voglia utilizzare l'ignoranza per fini politici, in una direzione o nell'altra.

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