Misero a ferro e fuoco una città, dando sfogo a una violenza inaudita. Oggi arrivano le prime sentenze con rito abbreviato per i No Expo: per la guerriglia urbana del 1° maggio 2015 a Milano tre condanne e un'assoluzione.
L’accusa principale, devastazione, ha retto solo per un giovane antagonista, che è stato condannato a tre anni e otto mesi, mentre altri due hanno ricevuto condanne a pene fino a due anni e due mesi, per i reati di resistenza a pubblico ufficiale. Un quarto antagonista è stato assolto da tutte le accuse e per lui e un altro imputato è stata revocata la misura degli arresti domiciliari.
Lo scorso febbraio i suddetti No Expo avevano chiesto lo "sconto" di pena tramite il rito abbreviato.
Il 12 novembre 2015, dopo sei mesi di indagini con filmati passati al setaccio e test del dna, erano scattati 10 arresti con le accuse di devastazione e saccheggio, resistenza a pubblico ufficiale aggravata e travisamento. Cinque persone erano state indagate a piede libero per i medesimi reati.
La sentenza, spiegano gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, dimostra che almeno tre dei quattro giovani imputati "non facevano assolutamente parte del blocco nero" che ha devastato la città. "Sono stati assolti dalla devastazione per non aver commesso il fatto, perché non ci sono prove sul loro concorso nel reato e che queste tre persone sono state arrestate e detenute malgrado non avessero commesso alcuna devastazione". Un altro imputato, poi, ha aggiunto il difensore, "è stato prosciolto da tutte le accuse ed era stato 6 mesi in carcere".
Nelle arringhe difensive gli avvocati avevano mostrato anche una serie di filmati e mappe per dimostrare che gli imputati non erano responsabili delle devastazioni. In un caso, ad esempio, secondo la difesa, uno dei giovani avrebbe semplicemente svuotato un cassonetto che era già stato ribaltato ed incendiato da altri. Si trattava dell’imputato che oggi è stato prosciolto da tutte le imputazioni.
Nei mesi scorsi erano arrivate
condanne, patteggiamenti e anche un’assoluzione per alcuni giovani che erano stati arrestati in flagranza quel pomeriggio del primo maggio con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale.
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