No Tav, caos in tribunale: urla e cori da stadio

Oltre trecento antagonisti hanno invaso l'aula bunker con slogan e bandiere. Gli imputati No Tav ricusano gli avvocati e abbandonano il tribunale

Un momento delle contestazioni al processo di Torino
Un momento delle contestazioni al processo di Torino

Scene d'altri tempi, con gli imputati che interrompono la lettura della sentenza con slogan e canti, e alla fine abbandonano l'aula ricusando i propri avvocati. Non siamo negli anni Settanta, ma nel 2014, nell'aula bunker del tribunale delle Vallette, a Torino: a processo ci sono 53 militanti No Tav, a giudizio nell'ambito del maxi processo per i disordini del 2011 in Val di Susa. Questa mattina sono andati in scena venti minuti di anarchia, con slogan e cori da stadio scanditi sin dai primi istanti dell'udienza, dove oltre trecento antagonisti si sono presentati con insegne e bandiere No Tav.

Accompagnati da altre decine di militanti, i No Tav imputati hanno cercato di leggere due comunicati nell'aula del tribunale, mentre il presidente Quinto Bosio tentava invano di impedirglielo: "Questo processo sin dai suoi esordi" - si legge nel comunicato - si è palesato non come un dibattimento volto all'accertamento dei fatti e a stabilire eventuali responsabilità, ma come un dibattimento a senso unico in totale assenza di arbitri imparziali." Quando il pubblico ministero Antonio Rinaudo ha sottolineato come tali interventi non fossero pertinenti con il dibattimento in corso, i No Tav hanno tentato di impedirgli di parlare, coprendolo di insulti al grido di "stai zitto, pagliaccio", irridendo anche la sua collega Nicoletta Quaglino.

Successivamente due imputati si sono anche alzati in piedi per ricusare i propri avvocati: "Siamo giunti alla conclusione che qualsiasi sforzo generoso da parte dei nostri difensori sarà sempre vanificato dal clima di ostilità che si respira in questa aula. Abbandoniamo quest'aula - hanno concluso i No Tav - con rinnovata stima nei confronti dei nostri avvocati e di tutto il collegio di difesa revochiamo definitivamente i legali che abbiamo nominato. Quando nominerete avvocati d'ufficio, parleranno per voi e non per noi." Ricusano la legittimità della corte e del processo su tutta la linea, sottolineando il proprio gesto con l'abbandono dell'aula alla volta della Valle di Susa: "Lasciandovi liberi di sperimentare i nuovi metodi di procedura legale da usarsi contro il movimento No Tav e ce ne andiamo in Val Clarea, luogo simbolo della nostra resistenza alla devastazione della Valle di Susa." Quindi si sono allontanati dal tribunale scandendo slogan di protesta e dirigendosi verso la valle, dove avrà luogo una marcia sul cantiere del Tav.

Per i fatti avvenuti in aula, la pubblica accusa ha richiesto di mettere a verbale la valutazione del reato di oltraggio a magistrato. L'udienza è stata sospesa dopo l'uscita dall'aula dei No Tav: i giudici devono infatti nominare degli avvocati d'ufficio per gli imputati che hanno voluto ricusare i propri legali.

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