I genitori di Eleonora Bottaro, la giovane padovana morta di tumore il 29 agosto 2016, sono accusati di omicidio colposo: rifiutarono di curare la figlia con la chemioterapia.
Il procuratore Matteo Stuccili, dopo aver acquisito tutta la documentazione medica sui ricoveri di Eleonora e le dichiarazioni di amici e della famiglia della ragazza, ha contestato ai genitori il delitto di omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento per non aver curato la figlia dal tumore.
"Risulta che i genitori, violando l'obbligo di tutela insito nella potestà genitoriale - precisa la procura della Repubblica di Padova in un comunicato stampa - da un lato si opponevano alla terapia chemioterapica, osteggiata fin dal primo intervento medico, dall'altro ingeneravano nella figlia Eleonora una falsa rappresentazione della realtà sia in ordine alla gravità e mortalità della patologia da cui era affetta (leucemia linfoblastica acuta) sia con riferimento alla idoneità e adeguatezza curativa soltanto dei rimedi da essi proposti, privi di qualsiasi validità scientifica. In tal modo inducevano in Eleonora il falso convincimento che la terapia chemioterapica fosse non solo necessaria ma addirittura nociva e interferivano in ogni scelta medica".
Le "cure" alternative
La ragazza di Bagnoli di Sopra, in provincia di Padova, si era ammalata di leucemia a dicembre, ma, d'accordo con i suoi genitori non ha mai voluto sottoporsi alle cure offerte dalla medicina tradizionale: chemioterpia e tutte le cure ritenute "invasive".
I genitori, Lino Bottaro e Rita Benini, sono contrari ai vaccini e seguaci delle teorie di Ryke Hammer, un ex medico tedesco radiato nel 1986, arrestato e condannato per frode per quella che chiama "nuova medicina germanica". Secondo le sue teorie mai provate e sempre smentite dalla comunità scientifica, tutte le malattie sono la manifestazione fisica di un trauma psicologico.
Secondo i due coniugi la leucemia di Eleonora era una conseguenza della morte del fratello e così per due mesi l'hanno "curata" solo con cortisone, paracetamolo, vitamina C e agopuntura.
La vicenda
L'11 febbraio le viene diagnosticata la leucemia linfoblastica acuta. Un tipo di leucemia che, curata con la chemioterapia, guarisce in quattro casi su cinque. Ma da subito marito e moglie rifiutano le cure suggerite dai medici del reparto di Oncoematologia Pediatrica di Padova.
All'epoca dei fatti la ragazza era ancora minorenne. Viene interpellato il tribunale dei minori che dà ragione ai medici e revoca la patria potestà a Lino e Rita. "Immatura dal punto di vista psicologico e pesantemente condizionata dai genitori, al punto che i medici non hanno mai la possibilità di parlarle da sola per aiutarla a superare la negazione della malattia". Così viene descritta Eleonora nella relazione inviata al tribunale dei minori per chiedere la revoca della patria potestà.
Il tempo, però, passa e si avvicina la data, 14 agosto, in cui la ragazza avrebbe compiuto 18 anni e avrebbe potuto autonomamente rifiutare le cure. Tuttavia, il 26 febbraio, il tribunale invia comunque in clinica il fax che dispone "l’affidamento della minore ai Servizi sociali e il suo mantenimento in Oncoematologia".
Il fax arriva alle 12: troppo tardi. Un'ora prima, i genitori, accompagnati da un parente ufficiale dei carabinieri, si sono presentati in reparto e hanno fatto uscire la figlia. L'hanno portata in una clinica di Bellinzona, in Svizzera, dove sono autorizzate forme di medicina alternativa e dove la giovane padovana è fuori dalla giurisdizione italiana. Lì Eleonora compie 18 anni e pochi giorni dopo, il 29 agosto, muore.
Per i medici poteva essere salvata.
Così la procura di Padova apre un fascicolo e oggi, al termine delle indagini, ha accusato Lino Bottaro e Rita Benini di omicidio colposo aggravato della figlia. Loro hanno sempre sostenuto che a rifiutare le cure fosse Eleonora e di aver rispettato la sua volontà, non di avergliela imposta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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