La questione della foto del Pm Antontino Nastasi - quella che è emersa in audizione della commissione d'inchiesta parlamentare - ha lasciato "sbalordita" la signora Antonella Tognazzi, che è la vedova di David Rossi. L'ex moglie dell'ex Capo comunicazione di Mps insiste imperterrita nella sua battaglia per la verità, con uno occhio anche al sistema Giustizia. Lo stesso che, per la Tognazzi, ha dimostrato con questo caso di non funzionare.
Come ha reagito alla questione della fotografia ritraente il Pm Natasi? Quella di cui si è discusso in audizione...
"Sono rimasta sbalordita. Tutta l'audizione è stata un 'non mi ricordo'. Questo secondo me è giustificabile per un passante e non per un magistrato mentre svolge le sue funzioni. Il Pm avrebbe almeno dovuto verbalizzare tutte le sue mosse. Il fatto che dica "non mi ricordo" non è credibile e non è giustificabile. Poi è stato smentito, quando aveva escluso l'ipotesi di essersi recato nel vicolo. Non si trattava di un sopralluogo di una frana: lì era morta una persona e non è plausibile che non si ricordasse".
C'è tutto il dibattito relativo al fatto se stesse proprio nel vicolo o in prossimità di quel vicolo...
"Il vicolo è talmente corto che, al di là della misura e del preciso punto, il fatto che lui ci fosse non si poteva comunque escludere - com'è accaduto - in via completa. Non avrebbe dovuto dire di essere stato solo nell'ufficio. Poteva con tranquillità dire: "Mi sono affacciato". Quello che ha dichiarato dopo essere stato smentito".
Voi state attendendo l'esito delle perizie...
"Non conosco i tempi. Le aspettative sono ovvie: mi auguro che si metta una volta per tutte nero su bianco quello che è successo. Mi aspetto, in tutta sincerità, che ci siano elementi precisi ed obiettivi che certifichino tutta una serie d'incongruenze che invece sono emerse".
Il caso David Rossi sta diventando paradigmatico del funzionamento della giustizia italiana?
"Certo. Il problema è che le indagini - come vede - le stiamo facendo noi. Noi ci mettiamo l'impegno e la faccia. Poi la conseguenza è che i magistrati si occupano di questa o di quell'altra cosa. Ma non dovrebbe essere così. Genova (la Tognazzi si riferisce alla Procura, ndr) aveva già avuto l'occasione di indagare sull'operato dei magistrati di Siena ma, come si ricorderà, venne tutto archiviato. E questo nonostante il riconoscimento della credibilità di alcuni testimoni. Hanno pensato bene di chiudere in fretta, pure bypassando alcune testimonianze ritenute importanti come quella del commissario Marinucci, che è stato ascoltato in audizione. Noi avevamo segnalato la testimonianza di Marinucci alla Procura di Genova ma non siamo stati presi in considerazione. Siamo noi che stiamo spingendo la magistratura e non dovrebbe essere così".
Nastasi ha dato disponibilità per un'ulteriore audizione. Quali domande porrebbe?
"Ci si è soffermati sulla telefonata a cui lui dice di non aver risposto ma ce ne sarebbero altre di questioni. C'è uno stato complesso di situazioni modificate. Lui dice di aver toccato le cose perché era certo che fosse stato fatto un video. Intanto lui avrebbe dovuto essere certo del contenuto del video: non poteva sapere cosa il poliziotto avesse filmato e cosa no. Poi ci sono tante incongruenze. Lui dice di aver pensato dapprima ad un suicidio ma la prima fattispecie individuata come possibile era l'istigazione al suicidio. E poi, ancora, perché chiamare la scientifica data la "normalità" di quello che viene ritenuto un suicidio? Le immagini della stanza mostrano un ufficio a soqquadro".
Altre quesiti da porre?
"Erano in tre nella stanza, da questo punto non si esce: finestra chiusa, cestino rovesciato, armadio aperto... . Non sei stato te? Dimmi chi è stato! Dunque la telefonata a cui non avrebbe risposto - e questo lo verificheremo - , è forse la vicenda meno grave. Cosa cercavate in quell'ufficio? Perché è stato messo a soqquadro? Poi lui dice di aver parlato con qualcuno a Roma e che questo qualcuno gli avrebbe risposto che avrebbero preso la macchina immediatamente per venire a Siena. Se è un "suicidio normale", mi spiega che bisogno c'era di prendere la macchina da Roma, a sirene spiegate, per venire a Siena? E torniamo così alla famosa telefonata intercettata in cui viene detto al 118 il nome della persona morta perché il 118 il nome non lo sa. E gli dicono: "Mi faccia sapere se è David Rossi perché a Roma lo vogliono sapere. Sa, qui c'è tutto un giro...".
C'è attesa per l'audizione di Mussari...
"Conosco il legame umano che legava Mussari a David. Non dubito che risponderà alle domande che gli verranno fatte. Non gli ho mai chiesto niente. Credo che ognuno abbia la sua coscienza e che agisca di conseguenza. Ripeto: non credo abbia problemi a rispondere. E poi si può secretare tutto".
Possiamo dire che lei sostiene la necessità di una riforma della Giustizia?
"Assolutamente sì. Il sistema Giustizia non funziona. Perché non posso essere io a far emergere le mancanze dei magistrati. Non è compito mio e sono stato costretta a farlo.
Io non ho mai fatto la guerra alla magistratura, mai, ma voglio la tutela dei miei diritti, ossia voglio che mi dicano cosa è successo. Dagli approfondimenti sono emerse delle mancanze: la colpa non è mia che le ho fatte emergere ma degli autori di quelle mancanze".
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