Catania. Cosa è accaduto il 13 giugno in quella casa di Mascalucia in cui vivevano la 24enne Martina Patti e la figlia Elena di quasi 5? Per lei era un giorno come altri. All’uscita dall’asilo ha abbracciato la mamma e, insieme, sono tornate a casa. Chissà se si è accorta che a colpirla era proprio la sua mamma, se ha tentato di scappare. Abbiamo ripercorso le fasi salienti delle indagini con il capitano Salvatore Mancuso, comandante della Prima sezione del Nucleo investigativo carabinieri di Catania.
La Patti denuncia in caserma a Mascalucia il sequestro della figlia. Com’era in questa fase? «È arrivata con i genitori quasi in contemporanea alla nonna paterna. I parenti erano stati informati per telefono dalla stessa dopo il sequestro che, poi, accerteremo non sia mai avvenuto. Sono fasi concitate. I colleghi si attivano per le ricerche e informano il Nucleo investigativo che comando».
Non è strano che dopo il sequestro di una figlia si chiamino i parenti prima che i carabinieri?
«Sarebbe più logico chiamare le forze dell’ordine, ma, vista la giovane età, poteva starci la confusione».
Come si sono dipanate le indagini?
«Mentre avviavamo le ricerche dei rapitori, si verificava la versione della Patti attraverso i video della strada del presunto sequestro. Non c’era rispondenza».
La Patti è messa sotto torchio. Qual è l’atteggiamento? Come ha reagito capendo di essere la sospettata numero uno?
«Ha avuto un autocontrollo spiccato e nelle prime fasi era distaccata. Ha sostenuto la sua verità anche dinanzi al pm, iniziando a cedere solo dopo essere stata indagata per false dichiarazioni. Non ha mai pianto».
Cosa ha provato nel campo in cui era seppellita la piccola lasciata seminuda in dei sacchi neri?
«Ho indagato su tanti omicidi e visto tanti cadaveri, ma quando si tratta di una bimba così piccola è tutto difficile. È arduo metabolizzare. Sono uomo e padre».
Viene contestata la premeditazione. Cozzano da un lato i preparativi al figlicidio e dall’altro le dichiarazioni della Patti sul «non essere in sé».
«Per questo aspetto sarà sottoposta a perizia psichiatrica. Dal punto di vista investigativo posso dire che durante la denuncia è saltato fuori anche il riferimento al biglietto anonimo di un anno prima inerente a un problema giudiziario dell’ex compagno che poi era stato prosciolto. La Patti, dunque, ha tentato di sviare le indagini».
Perché il campo in cui era seppellito il corpo non è sotto sequestro? Se si fossero trovate tracce di sangue tali da poter dire che Elena è stata uccisa lì, sarebbe transennato.
«Sul sito sono stati effettuati tutti i rilievi necessari, per cui, di concerto con l’autorità giudiziaria, si è deciso così. Altro non posso dire».
Gli accertamenti proseguiranno in casa. È il luogo del delitto?
«Nei prossimi giorni saranno espletati degli accertamenti irripetibili per ricostruire cosa è accaduto».
Delle telecamere riprendono la casa. Dai video si vede se la Patti era da sola o c’era qualcuno con lei e se Elena era viva quando sono uscite?
«Abbiamo esaminato i video e si stanno effettuando accertamenti. Non posso dire altro».
È la gelosia il movente? Sia nei confronti dell’ex che del rapporto che Elena aveva con la nuova compagna del papà?
«È un aspetto più di natura psicologica. Le confermo che la bambina aveva trascorso dei momenti con la compagna del padre».
Quali sono i prossimi passaggi giudiziari?
«Oggi ci sarà l’autopsia e l’interrogatorio di garanzia per la convalida dell’arresto. Poi proseguiremo con gli accertamenti nella casa».
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