La dinamica dell'incidente che ha portato alla morte di Massimo Bochicchio non dovrebbe riservare sorprese. La moto sulla quale viaggiava il broker, mentre percorreva il rettilineo della via Salaria all'altezza dell'aeroporto Roma Urbe, è progressivamente uscita dalla sua traiettoria fino a schiantarsi contro un muretto, per poi esplodere. È sulle cause che ci sono ancora molti dubbi. Nessun ostacolo ha interferito con la traiettoria del mezzo, nessun veicolo ha disturbato la marcia della moto, così come in quel tratto non sono presenti buche o avvallamenti. E le tempistiche dell'incidente accrescono le perplessità, soprattutto da parte di chi è in attesa di ricevere il suo risarcimento che, probabilmente, non avrà mai stando ai documenti forniti dall'avvocato delle vittime in sede processuale.
I dubbi sullo schianto
Massimo Bochicchio è morto domenica 19 giugno e lunedì 20 si sarebbe dovuto presentare il tribunale per la terza udienza del processo che lo vedeva indagato per riciclaggio e abusiva attività finanziaria a seguito di numerosi tentativi (riusciti) di truffa a personaggi molto noti. Il corpo dell'uomo non è riconoscibile e lo stesso fratello della vittima ha affermato di non aver potuto identificare il cadavere, che nell'incidente è stato completamente carbonizzato. La polizia locale di Roma Capitale è riuscita a risalire al suo nome solo attraverso la targa del veicolo e al braccialetto elettronico indossato dalla vittima, visto che Bochicchio era ai domiciliari. Quel giorno aveva ottenuto un permesso di due ore per controlli medici, quindi il tracking era disattivato e non è possibile ricostruire col gps i suoi spostamenti prima dello schianto.
La procura di Roma ha aperto un'inchiesta ipotizzando il reato di istigazione al suicidio, atto dovuto per procedere con tutti gli esami possibili sulla moto. Il suicidio è una delle ipotesi in campo, insieme all'omicidio e al malore. Quest'ultima sembra essere la tesi più probabile ma solo l'autopsia potrà dare risposte certe in tal senso. Le prime indagini sulla moto confermano che i freni non sono stati attivati: volontà di Bochicchio, guasto all'impianto frenante, manomissione o impossibilità? Questa è la domanda principale alla quale sono chiamati a rispondere i periti e gli investigatori per quello che, da molte parti, è definito un "incidente anomalo". Le perizie saranno ancora più complesse, visto lo stato disastroso della moto dopo l'incendio. "Non possiamo ancora escludere nulla, ovviamente neanche una manomissione dei freni, ma su questo punto la perizia sarà complessa perché sono finiti nell'incendio", hanno dichiarato fonti investigative a il Messaggero.
Processo rinviato
Già a poche ore dall'incidente, gli uomini della polizia tributaria hanno proceduto al sequestro dei dispositivi elettronici di Massimo Bochicchio nella sua casa del quartiere Trieste di Roma. Sarà fondamentale capire quali siano stati i contatti dell'uomo nelle ore e nei giorni precedenti alla morte. Intanto, l'avvocato Cesare Placanica, che difende 14 parti civili, tra i quali l'attaccante della Roma Stephan El Shaarawy e l'ex mister dell'Inter Antonio Conte ha chiesto di "fugare ogni dubbio" sulla morte di Bochicchio prima di procedere con l'estinzione del processo per morte del reo.
Lo stesso legale, per altro, proprio nell'udienza di lunedì 20 giugno ha allontanato l'ipotesi che le vittime di Bochicchio possano essere risarcite del 90% dei loro versamenti, come dal broker
stesso garantito. Il Corriere della sera riferisce che il legale ha depositato un documento che dimostra come la società Interactive Reunion Uk ltd, indicata come cassaforte per i risarcimenti, in realtà non dispone dei fondi sufficienti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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