Non solo Covid: ecco come stanno gli italiani dopo la pandemia

Alla presenza di grandi nomi del mondo della medicina, si è svolto il XVI forum Ambrosetti, sullo stato della salute degli Italiani

Non solo Covid: ecco come stanno gli italiani dopo la pandemia

Prevenzione, malati oncologici, interventi chirurgici sospesi. Non solo Covid e non solo Omicron nel nostro Paese. Con la Pandemia la sanità ha subito un importante rallentamento, peggiorando in generale lo stato di salute degli italiani, preoccupati non soltanto per il virus, ma anche per la difficoltà di curarsi da qualsiasi patologia. Di questo si è parlato alla 16a Edizione del Forum di Meridiano Sanità, della European House Ambrosetti, che ha mostrato una panoramica preoccupante della sanità, e della salute degli italiani a fronte della riorganizzazione dell’assistenza dopo la Pandemia.

Uno spunto di riflessione che dalla voce del gotha della medicina che è intervenuto all’incontro, dal professor Silvio Brusaferro (Presidente Istituto superiore della Sanità) a Gianni Rezza (Direttore della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute) a Walter Riccciardi (Presidente World Federation of Pubblic Health Association), ha raccontato dati preoccupanti sugli accessi alla cura degli italiani, durante il periodo pandemico. Per dare qualche numero si sono persi due anni sull’aspettativa di vita. “Per l’esattezza 1,2 in un solo anno -spiega il professor Silvio Brusaferro - a fronte dei due che si erano faticosamente recuperati in decenni. Anni che salgono a 4 in provincia di Bergamo. Per tornare ai livelli pre pandemici -continua Brusaferro - è stato ipotizzato un periodo di circa sei anni”.

Le parole di Brusaferro sull’impatto della Pandemia sulla salute

L’Iss (Istituto Superiore della Sanità) con le parole del suo presidente, ha evidenziato i temi più caldi su cui intervenire: “La fragilità ovvero le persone portatrici di diverse patologie, il tema demografico perché ora -racconta Brusaferro - si fanno meno figli rispetto ai dati pre Pandemia, e gli anziani”. Ma come si affronta tutto questo alla luce di una riorganizzazione e dei fondi del Pnrr che verranno messi a disposizione? Anche qui Brusaferro spiega i passi importanti da riuscire a fare nel più breve tempo possibile. “Analizzare i dati del consumo di farmaci, per avere una prima analisi e capire la difficoltà dei malati a mantenere i profili terapeutici. Inoltre lavorare sulla prevenzione, che con la Pandemia si è mostrato l’anello più debole dell’intera catena. Questo si può raggiungere ricominciando a fare tracciamento e screening e soprattutto coordinando il sistema informatico delle patologie, prime tra tutti quelle oncologiche e del long Covid. Bisogna avere fiducia nelle autorità con discernimento per individuare le fonti giuste ed affidabili", conclude Brusaferro, parlando di quanto l'informazione sbagliata o approssimativa, possa danneggiare l'intero sistema salute.

I dati negativi rilevati

Per avere un’idea concreta delle parole del professor Brusaferro è importante guardare i dati della prevenzione sia primaria che secondaria. C’è stato un calo degli screening oncologici al seno del -45% e del -59% per quelli del colon retto. E ancora dei ricoveri per malattie cardiovascolari (nello specifico -13% per ictus e -12% per infarto ndr) e il crollo delle coperture vaccinali non solo da Covid (soprattutto tra bambini e adolescenti). Quest'ultimo dato dovuto alla poca informazione sulla vaccinazione dei minori, e soprattutto dai dubbi sul fatto che questa fascia d'età vada a chiudere la falla della non copertura dei No Vax. “Non è così - ci ha raccontato il professor Rezza, Direttore della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute - La copertura vaccinale degli adolescenti e anche dei bambini d’età inferiore, non serve a coprire un buco, ma al contrario mette a riparo tutta quella fascia di popolazione non vaccinata che ha scambi maggiori rispetto agli adulti”.

Come dicevamo non parliamo soltanto di vaccinazioni anti-Covid, ma delle vaccinazioni obbligatorie primarie e secondarie, e tutto questo avrà di sicuro un’impatto molto importante sulla popolazione negli anni a venire, a prescindere dall’andamento della Pandemia. Al momento tutte le coperture sono lontane dai target fissati nel PNPV (Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale ndr) con numeri che vedono -65 p.p. nelle vaccinazioni anti- HPV (contro il papilloma virus ndr) nelle ragazze, e fino a -3,5 p.p.nelle vaccinazioni anti-MPR (vaccino di immunizzazione contro morbillo, parotite e rosolia ndr) in entrambi i sessi. La buona notizia è invece sui vaccini influenzali, che nel 2020 hanno registrato un’importante incremento dovuto alla Pandemia, anche se non è stata ancora raggiunta la soglia ottimale.

A tutto questo si legga un peggioramento della qualità di vita della popolazione con dati preoccupanti dovuti anche a fattori come l’inquinamento, le scarse risorse idriche e i livelli dell’istruzione. Non di meno l’obesità infantile e l’aumento dell’uso di alcol anche in età precoce. Uno spaccato questo, che mostra la stretta correlazione tra ambiente, clima e salute per promuovere e garantire “una vita sana e un benessere ad ogni età” come da indicazione dell’Oms, che ha rivelato come questi fattori di rischio, sia ambientali che socioeconomici, vadano ad aggiungersi a quelli dei comportamenti di vita errati.

I numeri dell’infanzia e della salute mentale

Comportamenti sbagliati che iniziano fin dalla più tenera età. I dati raccontano che circa il 30% dei bambini è in sovrappeso o obeso, e soltanto uno su 4 svolge attività fisica. La Pandemia ha inoltre impattato non soltanto sulla salute fisica, ma anche su quella mentale, dove disturbi come ansia e depressione si sono raddoppiati rispetto ai dati pre Pandemia. Tutto questo non solo significa peggioramento a livello di salute, ma anche un dispendio enorme di soldi dello Stato. Ovvero di tutti noi.

Salute significa anche risparmio

Ovviamente il dato umano è quello che è al centro dei timori, ma a questo si lega quello significativo sull’impatto economico. Una popolazione in salute permette un risparmio importante per il Paese. Gli effetti pandemici sono stati devastanti in questo caso, con un crollo del PIL dell’8,9% nel 2020, Il peggiore da oltre 150 anni. Dati spaventosi che macinano miliardi ma soprattutto portano a fare passi indietro nella salute pubblica, che messa sotto pressione ha mostrato le fragilità esistenti del sistema nazionale sanitario e regionale, sottolineando l’urgenza di porre rimedio. L’Italia a livello europeo è scesa di 4 posizioni rispetto ai dati del 2019. Si registrano difficoltà nell’appropriatezza dell’offerta sanitaria e soprattutto dell’informatizzazione dei servizi. Così come l’accesso all’innovazione farmaceutica, che ha avuto sì un’incremento, ma soltanto per la Pandemia che necessitava un’accellerazione in questo campo. E non può essere un dato consolatorio che la Spagna e il Regno Unito stanno mostrando altrettanti problemi.

Le soluzioni possibili

Dal forum sono emerse le 4 ipotesi per rafforzare il nostro sistema sanitario e accelerare la trasformazione in atto. Il primo punto è la prevenzione che va riconosciuta e sostenuta nel tempo come forza motrice della salute pubblica. Il secondo è l’accelerazione dell’attuazione del Pnrr a partire dalla riforma dell’assistenza territoriale e della digitalizzazione della sanità.

Il terzo è quello di diventare una hub di riferimento internazionale (una rete informatica che collega varie persone in un unico punto) nell’ambito della ricerca e produzione della Life Sciences (ovvero ricerca, sviluppo e produzione di beni legati alla salute, con il fine ultimo dell'immissione sul mercato, e quindi della relativa commercializzazione, di dispositivi e soluzioni tecnologiche ad alto valore aggiunto ndr). L’ultimo punto uno dei più importanti, è quello di aumentare gli investimenti sulla salute e puntare sulla crescita economica e sociale del Paese.

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