Open Arms contro il blocco alle Ong: "Faremo di tutto per tornare"

Riccardo Gatti, presidente di Open Arms, ha dichiarato di stare lavorando per far tornare quanto prima la nave della sua Ong in mare

Open Arms contro il blocco alle Ong: "Faremo di tutto per tornare"

Le Ong vorrebbero riprendere le proprie missioni in mare, ma al momento non possono: le misure stringenti in vigore per evitare il dilagare dell’epidemia da coronavirus nel nostro paese, impongono anche ai membri di queste organizzazioni di restare fermi e di mantenere spenti i motori delle proprie navi.

Ma c’è chi vorrebbe riprendere quanto prima la navigazione. È il caso ad esempio dell’Ong spagnola Open Arms, il cui presidente Riccardo Gatti ha dichiarato di lavorare per tornare quanto prima in mare.

In una dichiarazione ripresa da AdnKronos, Gatti ha voluto di fatto rispondere al presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Quest’ultimo aveva chiesto, in relazione all’attuale emergenza relativa al coronavirus, di fermare il lavoro delle Ong: “Abbiamo messo i primi 100 militari a protezione della frontiera slovena, ma non basta – ha dichiarato lo stesso Fedriga in un’intervista a La Verità – I migranti sono un problema, con loro le multe non servono. Chi viola l'ordinanza deve perdere la possibilità di protezione”. Dalla Slovenia infatti, sono continuati ad arrivare nuovi migranti ed al momento appare difficile, secondo il presidente friulano, far rispettare loro le imposizioni anti Covid-19.

Da qui l’appello affinché anche il lavoro delle Ong fosse provvisoriamente fermato. Gatti per l’appunto, ha invece voluto rimarcare la possibilità della Open Arms di riprendere le proprie attività per il momento interrotte: “Cosa accadrebbe se medici e infermieri e infermiere non facessero il lavoro straordinario che stanno facendo in questi giorni? – si legge nelle dichiarazioni di Gatti – Cosa potrebbero fare i singoli stati europei da soli?”

“La solidarietà è un sentimento imprescindibile – ha continuato poi Gatti – e non perché dimostra quanto siamo buoni, ma perché serve per continuare a essere una comunità di uomini e donne. Per questo, rispettando tutti i protocolli medici necessari e le direttive governative è importante tornare in mare e faremo di tutto per farlo il prima possibile”.

Le Ong sono ferme da fine febbraio: l’ultima nave di un’organizzazione ad entrare all’interno del porto italiano, è stata la Sea Watch 3 che il 27 febbraio scorso ha fatto sbarcare 194 migranti a Messina. Poi tra quarantene e spostamenti resi logisticamente impossibili per via delle misure per il contenimento dell’epidemia, ogni attività è stata fermata.

Tuttavia, secondo Gatti le organizzazioni dovrebbero tornare ad effettuare nuove operazioni in mare. Una posizione che potrebbe rappresentare anche quella delle altre Ong le cui navi sono ancorate all’interno dei porti: “In Libia ci sono ancora uomini, donne e bambini che rischiano la vita ogni giorno – ha infatti spiegato il presidente di Open Arms – in Libia il coronavirus non è l'unico problema, la loro vita è violata. Tutti i giorni”.

Per cui, per Gatti l’emergenza coronavirus non dovrebbe fermare le Ong. Queste ultime dovrebbero continuare a portare nuovi migranti in Italia, nonostante il nostro paese a livello logistico patirebbe non poche difficoltà in questo momento nel reggere l’accoglienza anche di poche unità.

Lo si è visto a Messina in occasione del sopra citato sbarco della Sea Watch 3, ma lo si è ben notato anche a Lampedusa quando nell’ultimo fine settimana sono sbarcati più di 100 migranti provenienti dalla Tunisia. Trovare un luogo dove far trascorrere la quarantena a chi arriva sulle nostre coste non è semplice. Inoltre, per fronteggiare anche un singolo sbarco si dovrebbero impiegare membri delle forze dell’ordine e di soccorso da togliere dalle attività al momento ben più urgenti relative al contenimento dell’epidemia.

Anche per questo un nuovo aumento del fenomeno migratorio, dopo giorni di calma piatta nella prima metà di marzo, sarebbe da scongiurare per un’Italia che oggi più che mai può dare molto meno soccorso. Ma questo forse, per le Ong, è un problema secondario.

E non appena avranno l’occasione, molte navi torneranno ugualmente a portare migranti che, tra le altre cose, per via dell’emergenza coronavirus nessuno vorrebbe più in Europa, in barba anche al meccanismo di redistribuzione.

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