La procura di Agrigento ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta che vede coinvolta l'Ong Mediterranea Saving Humans, la stessa di cui fa parte l'ex antagonista Luca Casarini e che opera con la nave Mare Jonio.
L'indagine era partita dopo l'arrivo a Lampedusa della stessa Mare Jonio il 9 maggio 2019, con a bordo almeno 30 migranti. In quel frangente era in vigore il primo dei due decreti sicurezza varato dall'allora governo gialloverde e voluto dall'ex ministro Matteo Salvini. Le norme, modificate poi l'anno successivo dall'esecutivo Conte II, tendevano a limitare l'ingresso di navi con migranti a bordo nel nostro Paese.
Per questo era stato quindi aperto un fascicolo a carico di Giuseppe Caccia, armatore e capomissione della Mare Jonio, e Massimiliano Napolitano, comandante della nave dell'Ong italiana. Ai due, in particolare, era stata contestata una possibile violazione del testo unico sull'immigrazione e sono quindi stati accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Se l'archiviazione dovesse essere accettata, l'epilogo non sarebbe diverso da quello di altri casi riguardanti la Mare Jonio trattati dalla procura di Agrigento. Nella città siciliana in passato, con le accuse di favoreggiamento dell'immigrazione, è stato indagato lo stesso Luca Casarini, assieme ad altri membri della Mediterranea. Ma si è sempre proceduto poi all'archiviazione.
La posizione dei magistrati
Nel documento firmato dal procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e dal sostituto Cecilia Baravelli, la richiesta di archiviazione avanzata al gip è stata motivata dalla priorità da assegnare al salvataggio di vite umane. "Certamente – si legge nel preambolo del documento riportato dall'Agi – non può essere criminalizzato in sé lo svolgimento dell'attività di salvataggio di vite umane in mare, che anzi costituisce un obbligo giuridico per ciascun uomo di mare”.
Un obbligo che, sempre secondo i magistrati, ha la prevalenza su tutte le varie norme interne e sugli accordi bilaterali tra gli Stati. “Il salvataggio delle vite in mare – si legge ancora infatti nella richiesta di archiviazione – costituisce un dovere degli Stati e prevale sulle norme e sugli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell'immigrazione irregolare”.
In poche parole, la Mare Jonio potrebbe anche aver violato le leggi sull'immigrazione in quel momento vigenti, ma lo ha fatto per dare esecuzione all'obbligo morale e giuridico di portare in salvo le vite umane.
C'è poi un altro passaggio importante della richiesta di archiviazione che, se dovesse essere approvata, potrebbe costituire un importante precedente. Riguarda la posizione della procura di non contestare la scelta della Mare Jonio di non affidare i migranti alla Guardia Costiera libica. E questo nonostante l'operazione dell'Ong italiana fosse stata effettuata in acque Sar libiche. “La scelta degli indagati di non avanzare richiesta di Place of safety alle autorità libiche – hanno scritto i magistrati – è assolutamente legittima e non contestabile”.
Questo in virtù del fatto che la Libia non è considerata porto sicuro. Una posizione, quella della procura agrigentina, in linea con la posizione che sta assumendo la giurisprudenza sul tema. Di recente infatti a Napoli è stato condannato il comandante della nave Asso28 per aver consegnato alcuni migranti salvati in acque libiche alle autorità di Tripoli.
Due casi aventi a questo punto una linea comune: la Guardia Costiera libica, nonostante gli accordi presi dal governo italiano (anche dall'attuale guidato da Mario Draghi), non è considerata affidabile.
E, per quanto riguarda la Mare Jonio, è stato quindi lecito portare i migranti in Italia. Una posizione che, per le varie Ong, potrebbe rappresentare una vera e propria vittoria. La decisione del gip, hanno fatto sapere fonti della procura di Agrigento, potrebbe arrivare già nei prossimi giorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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