"Obbligata a prostituirmi anche quando ero incinta". Gli orrori della mafia nigeriana

I riti voodoo col sangue, poi la schiavitù. L'immigrata nigeriana costretta a prostituirsi per 5 euro. "Lo facevo anche uno settimana dopo il parto"

"Obbligata a prostituirmi anche quando ero incinta". Gli orrori della mafia nigeriana

La costringevano a prostituirsi anche mentre era incinta. E, una settimana dopo il parto, era stata costretta a tornare sulla strada. È la terribile storia di una immigrata caduta per anni nella rete della mafia nigeriana sgominata oggi a Palermo. "Le prestazioni variavano dai 15 ai 20 euro - racconta - a me rimanevano solo 5 euro...".

La drammatica storia, raccolta dall'agenzia AdnKronos, inizia il 7 giugno del 2014, nella città di Edo State. "Prima di essere inviata in Italia fui sottoposta insieme ad altre ragazze ad un rito voodoo - racconta - ci hanno fatto dei tagli e ci hanno fatto bere qualcosa". Durante quel rito le è stato fatto giurato di pagare 25mila euro. "Siamo partiti il 7 giugno 2014 da Edo State in un autobus ed eravamo tre ragazze e quattro ragazzi, abbiamo preso un altro mezzo ed abbiamo attraversato il deserto del Niger per arrivare in Libia - continua la donna - in Libia siamo stati ospitati a casa di un uomo a Saba e poi da lì a Tripoli dove siamo rimasti per tre giorni". Poi sono stati trasferiti in un campo dove sono rimasti un paio di settimane, giusto il tempo per organizzare la traversata su un gommone. "Dopo qualche ora di navigazione - continua - siamo stati salvati da una nave e portati in Italia dove siamo sbarcati a Reggio Calabria il 4 agosto 2014".

Pochi giorni dopo l'arrivo nel centro di accoglienza, l'hanno aiutata a scappare e a raggiungere Bari dove ha scoperto che non avrebbe fatto la cameriera ma la prostituita. Era, infatti, finita in mano alla mafia nigeriana (guarda la gallery). "Friday ci picchiava e minacciava di morte se non avessimo obbedito gli dovevamo dare i suoi 25mila euro", racconta ricordando le continue intimidazioni attraversi i riti voodoo. A metter loro i preservativi in borsa e ad accompagnarle per strada a lavorare fu Jessica, la compagna di Friday. Quando tornava a casa, poi, doveva sottostare alle violenze (anche sessuali) dello stesso Friday.

Dopo due mesi che si trovava a Bari, come ricostruito dall'AdnKronos, rimase incinta di Friday. "Ho continuato a prostituirmi anche in gravidanza poiché Friday mi minacciava e picchiava se non lo facevo", racconta ancora tra le lacrmine. "Quando ho partorito, dopo circa una settimana, sono stata costretta nuovamente a prostituirmi fino a quando ho ascoltato il consiglio telefonico di mia mamma e mi sono rifiutata di continuare". Le violenze si sono fatte anche più dure. "Friday ha iniziato a picchiarmi violentemente per convincermi a riprendere a prostituirmi - dice - mi ha picchiata per circa due mesi di seguito: mi dava sia schiaffi e mi colpiva con la cintura su tutto il corpo".

Il 17 di luglio 2017 la donna fu portata un appartamento nel quartiere Ballarò di Palermo (guarda il video). "All'interno c'erano altre due ragazze Sonia e Glory - spiega - entrambe erano costrette a prostituirsi per conto di Action". Nella stanza principale Action vendeva la birra mentre nelle altre due le prostitute portavamo i clienti.

"I clienti erano tutti nigeriani", rivela spiegando che "le prestazioni variavano dai 15 ai 20 euro", se si prostituivano in quella casa, e salivano a 50 euro, quando "andavamo a casa del cliente". E ancora: "Per il day break Action teneva 10 euro per se mentre per le altre prestazioni 5 euro".

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