Ocean Viking chiede un porto italiano per far sbarcare 104 naufraghi

La Ocean Viking è bloccata in mare, in attesa di un luogo sicuro dove sbarcare i 104 naufraghi soccorsi in acque internazionali al largo della Libia dieci giorni fa

Ocean Viking chiede un porto italiano per far sbarcare 104 naufraghi

Il 18 ottobre, la Ocean Viking ha soccorso 104 persone da un gommone in difficoltà, a 50 miglia nautiche dalla costa libica. Il barcone era stato avvistato col binocolo dalla nave. Sos Mediteranee e Medici senza frontiere chiedono a un’ampia coalizione di Stati europei di facilitare urgentemente l’assegnazione di un porto alla Ocean Viking e avviare finalmente un meccanismo di sbarco prevedibile e coordinato, come discusso a inizio ottobre durante il vertice di Lussemburgo. La nave è ancora bloccata in mare, in attesa di un luogo sicuro dove sbarcare i 104 naufraghi soccorsi in acque internazionali al largo della Libia dieci giorni fa. "Negli ultimi quattro mesi, diversi leader europei si sono incontrati in tre occasioni (a Parigi, Malta e Lussemburgo) mostrando la volontà di definire un meccanismo temporaneo di sbarco e distribuzione delle persone che vengono soccorse nel Mediterraneo centrale - afferma Louise Guillaumat, vicedirettore delle operazioni di Sos Mediteranee -. Eppure ancora oggi 104 naufraghi vengono lasciati in un limbo sul ponte di una nave di soccorso, senza una soluzione in vista per lo sbarco, aggiungendo ulteriore sofferenza dopo la situazione di pericolo vissuta in mare. L’Europa può e deve mostrare più solidarietà verso gli Stati costieri in prima linea".

Tra le 104 persone soccorse dalla Ocean Viking il 18 ottobre ci sono due donne incinte e 41 bambini e ragazzi sotto i 18 anni – i più piccoli hanno due e undici mesi, uno è nato in un centro di detenzione in Libia secondo la testimonianza della madre. La grande maggioranza (76%) dei minori dice di viaggiare senza essere accompagnati da un parente o da un tutore. Molti dei naufraghi raccontano di essere rimasti intrappolati in Libia per diversi anni e alcuni dicono di essere fuggiti a causa dei combattimenti scoppiati ad aprile di quest’anno. “È inaccettabile che da dieci giorni queste persone già vulnerabili abbiano dovuto subire non solo le intemperie, bloccate in mare aperto, ma anche l’incertezza di non sapere cosa sarà di loro - spiega Michael Fark, capomissione di Msf -. Questa prolungata e inutile permanenza in mare deve finire. Chiediamo con forza ai leader europei di essere all’altezza dei propri principi e consentire ai naufraghi di sbarcare finalmente verso la sicurezza".

Intanto ci sono stati nuovi casi di barche in difficoltà nel Mediterraneo centrale, con due soccorsi condotti da navi umanitarie, tra cui un soccorso critico della Alan Kurdi in un contesto di confusione tra le autorità competenti, come accaduto spesso nell’ultimo anno. Almeno 692 persone sono morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale dall’inizio di quest’anno. I soccorsi delle navi umanitarie non devono essere rallentati o ostacolati a causa di inutili attese in mare.

Il vertice dei ministri europei in Lussemburgo a inizio ottobre sembrava aver raggiunto l’accordo su un “progetto pilota” che coinvolgeva sette Stati membri, la metà dei 14 annunciati come obiettivo nel vertice di luglio a Parigi, ma comunque un segnale promettente verso l’avvio di un sistema di sbarco basato sul rispetto del diritto internazionale.

Poco dopo quell’incontro, alla Ocean Viking era stato consentito di sbarcare 176 persone a Taranto entro 26 ore dal soccorso. Ma meno di una settimana dopo, la Ocean Viking è stata di nuovo lasciata in mare per giorni senza l’assegnazione di un porto sicuro.

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