Quella strana morte di un buttafuori a Ponza: "Lì c'erano i fratelli Bianchi"

L’avvocato dei familiari della vittima chiede agli inquirenti di verificare se ci furono contatti telefonici tra Pozzi e i due ragazzi

Quella strana morte di un buttafuori a Ponza: "Lì c'erano i fratelli Bianchi"

Una strana morte fa discutere da giorni. Quella del buttafuori Gianmarco Pozzi, il cui corpo è stato trovato senza vita mentre era sull'isola di Ponza. Caduta o omicidio? Sulla vicenda indagano i pm. Ma ora il legale della famiglia Pozzi punta il dito anche su Gabriele e Marco Bianchi, i due fratelli accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte.

I fratelli Bianchi erano sull'isola

Come riportato da Il Messaggero, Fabrizio Gallo, l’avvocato della famiglia del pugile 28enne, non sembra voler credere alle coincidenze. E proprio per questo motivo chiederà agli inquirenti di controllare se ci siano stati dei contatti telefonici tra Pozzi, ex campione di kickboxing, e i due ragazzi, ben noti per denunce e pestaggi. “Chiederò alla Procura di Cassino di verificare se tra i due fratelli di Artena, arrestati a settembre 2020 per l'efferato delitto di Colleferro, e Gianmarco, morto il mese precedente massacrato di botte e gettato in fondo a un'intercapedine tra due muri sull'isola pontina, vi fossero stati contatti. Chiederò che si mettano a confronto i tabulati telefonici e si verifichi la posizione dei cellulari nelle ore più vicine alla morte di Gimmy” , ha fatto sapere il legale. L’avvocato ha poi spiegato che Paolo Pozzi, il padre della vittima, dopo la puntata de Le Iene andata in onda martedì scorso sull’omicidio avvenuto lo scorso 9 agosto sull’isola di Ponza, ha ricevuto da una conoscente una fotografia scattata davanti all’isola Palmarola, situata nell'arcipelago delle Isole Ponziane, che Gianmarco aveva postato sulla sua pagina Facebook il 7 agosto 2020, accompagnata dalla scritta “Essere maledetto mi benedice”.

Secondo il legale, la donna voleva in questo modo segnalare la presenza dei fratelli Bianchi sull’isola proprio nel tragico fine settimana in cui fu ritrovato morto il pugile. La conoscente ricorderebbe perfettamente di aver incontrato i due ragazzi il giorno 8 agosto vicino al porto e anche la mattina del ritrovamento. Dal servizio di Italia1, come ha voluto sottolineare l’avvocato, sarebbero emersi alcuni particolari riguardanti lo spaccio di cocaina, e i quantitativi acquistati nella Capitale e poi portati sull'isola. I fratelli Bianchi sono indagati anche per spaccio di sostenze stupefacenti ed era già emerso che anche il pugile facesse parte dell’ambiente. Gabriele e Marco sarebbero anche stati visti all’interno di una discoteca, Blue Moon, dove la vittima lavorava come buttafuori. Per l’avvocato Gallo questa segnalazione dovrebbe essere verificata dagli inquirenti, non per infangare ulteriormente i fratelli di Artena ma per riuscire a conoscere la verità sulla morte del 28enne.

Il parere del medico legale

Il consulente medico legale della famiglia Pozzi, il professor Vittorio Fineschi, la scorsa settimana ha depositato un'integrazione di perizia, in seguito alla richiesta fatta dal sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo a chiarimento delle sue conclusioni sul coinvolgimento di terze persone nella morte del giovane buttafuori. Secondo il professore, le lesioni riscontrate sul corpo del pugile farebbero ipotizzare che intorno al luogo del ritrovamento del cadavere ci possa essere stata una colluttazione. E che alla fine, il giovane sarebbe stato prima trattenuto e schiacciato contro il muretto, per poi cadere nel corridoio sottostante. Il docente di Medicina Legale dell'università La Sapienza, nel supplemento di perizia, ha ribadito ancora che le lesioni riscontrate sul cadavere non possono essere riconducibili alla caduta dall'alto che, come sostenuto dal consulente della Procura, sarebbe avvenuta in seguito a una corsa in preda a delirio da cocaina. Sarebbe invece stata causata da terzi.

Gianmarco potrebbe quindi aver trovato sulla sua strada qualcuno più forte di lui. “Su questo non mi pronuncio se si vuole alludere ai fratelli Bianchi. La segnalazione ricevuta ieri e che, ribadisco, porterò all'attenzione della Procura di Cassino, non può essere trascurata anche sulla base di alcune testimonianze che riferiscono di presunte responsabilità di persone non di Ponza. Non ultima la dichiarazione del titolare della discoteca che davanti alle telecamere televisive ha detto, rivolgendosi ai famigliari di Gianmarco, di cercare i responsabili a Roma” ha spiegato l’avvocato Galli.

Quel tragico giorno di agosto

Il corpo senza vita di Gianmarco Pozzi, 28enne romano ex campione di kickboxing che viveva a Frascati, era stato ritrovato domenica 9 agosto in un giardino di Ponza, sotto un muretto alto diversi metri, in una intercapedine nel quartiere di Santa Maria, a circa 400 metri dal monolocale che aveva preso in affitto con altri tre ragazzi. Il giovane romano era stato trovato scalzo e indossava solo un paio di boxer. Il cadavere mostrava una ferita alla testa e questo particolare aveva fatto subito pensare che il ragazzo fosse precipitato dalla balaustra in via Staglio. Gimmy, questo il nome con cui era conosciuto, si era trasferito per la stagione estiva a Ponza, dove lavorava come addetto alla sicurezza in una discoteca dell’isola. Per cercare di capire le cause della morte, se accidentale o provocata da terzi, il sostituto procuratore della Repubblica di Cassino, Maria Beatrice Siravo, aveva aperto un'inchiesta contro ignoti con l'ipotesi di omicidio. Di certo c’era solo quel volo di tre metri che gli ha spezzato l’osso del collo. Tra le ipotesi seguite fin dall’inizio quella che Gianmarco fosse precipitato nel tentativo di scavalcare una balaustra dell’abitazione terrazzata. O anche che fosse in preda ad allucinazioni causate dall’assunzione di sostanze stupefacenti. Ipotesi che non avevano però convinto i familiari, e soprattutto la sorella Martina.

Alcune incongruenze erano state riscontrate tra l’ora della morte, che non era stata definita a causa del mancato rilevamento della temperatura corporea del cadavere, e l’arrivo dei soccorsi. La famiglia del ragazzo aveva sempre ipotizzato che Gimmy stesse scappando da qualcuno al momento della tragedia.

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