Omicidio Lidia Macchi: cancellato l'ergastolo a Binda

È stato assolto Stefano Binda, già condannato in primo grado dalla Corte d'Assise di Varese per l'omicidio di Lidia Macchi

Omicidio Lidia Macchi: cancellato l'ergastolo a Binda

La prima Corte d'Assise d'Appello di Milano ha riformato la sentenza di primo grado relativamente all'omicidio Lidia Macchi, decidendo così che Stefano Binda dovrà essere immediatamente scarcerato. Il 51enne, già condannato in primo grado dalla Corte d'Assise di Varese per l'omicidio della studentessa uccisa nel 1987 in un bosco a Cittiglio (Varese), torna dunque in libertà.

La ragazza è stata violentata e colpita da numerose coltellate. Ma dopo 32 anni il caso resta ancora un mistero. Binda era compagno di liceo di Lidia con cui condivideva anche l'ambiente di Comunione e Liberazione. Gli investigatori avevano inizialmente sostenuto che fu lui ad inviare a casa della vittima una lettera - intitola "In morte di un'amica" - che conteneva diverse informazioni sull'assassinio della giovane.

Il sostituto pg Gemma Gualdi aveva proposto la conferma della sentenza di ergastolo inflitta in primo grado a Varese; tale richiesta è stata tuttavia respinta dai giudici. Ribaltata completamente dunque la sentenza; Binda ora torna ad essere un uomo libero e innocente.

Stefania Macchi, sorella di Lidia, subito dopo la sentenza ha dichiarato: "Sinceramente mi aspettavo che ci fossero più udienze: non ci aspettavamo che si risolvesse tutto in tre udienze. Ci sono delle criticità e ci poteva stare qualche approfondimento in più. Abbiamo tenuto per 32 anni e andiamo avanti, ora però vogliamo sapere se è questa la verità".

Daniele Pizzi, parte civile nel processo d'Appello a Milano, ha annunciato: "È la trentesima coltellata a Lidia: aspettiamo le motivazioni e poi certamente faremo ricorso per Cassazione perché riteniamo che questa sentenza sia profondamente ingiusta ed emessa da una corte che avevamo ricusato". L'avvocato della famiglia Macchi ha poi proseguito: "Col senno di poi avevamo fatto bene a ricusare questa Corte, perché i giudici avevano anticipato indebitamente il loro convincimento e il giudizio che poi oggi avevamo pronunciato. Si poteva giungere a questa conclusione ma dopo un'istruttoria seria e approfondito". Pizzi ha infine confessato che la famiglia Macchi "si aspettava questa sentenza fin dalla prima udienza".

"Sono innocente"

Il 51enne questa mattina ha reso una dichiarazione spontanea in aula: "Sono innocente. Non ho ucciso Lidia Macchi, non l'ho uccisa. Io non so nulla di quella sera: ero a Pragelato, solo quando sono tornato ho saputo della scomparsa. Sono estraneo ai fatti e a tutti gli addebiti".

Patrizia Esposito, avvocato di Stefano Binda, aveva espresso

l'obiettivo di cancellare "questa immagine di Stefano Binda di un pazzo con la doppia personalità", poiché in questi anni "non ha mai compiuto un gesto di violenza, e ha sempre pagato per i suoi errori".

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