Sono passati cinque anni da quando la notte tra il 3 e il 4 marzo del 2016 Luca Varani è stato brutalmente ucciso dal 29enne Marco Prato e dal 28enne Manuel Foffo. Invitato a una festa a base di alcol e droga, il 22enne romano ignorava quello che il destino gli avrebbe riservato nell’appartamento di Colli Aniene. Secondo quando emergerà infatti più in avanti dalle ricostruzioni della magistratura, “i due assassini avevano il desiderio di fare del male a qualcuno”. Da lì l’idea di Prato di chiamare Luca Varani.
All’arrivo del giovane, i due gli hanno offerto un mix di alcol e Alcover. Quest’ultimo è un farmaco usato dietro prescrizione medica per curare la dipendenza da alcol, se assunto in casi differenti da quelli terapeutici e senza la supervisione medica, viene considerato tra le droghe da stupro. Da quel momento sono iniziate per la vittima due ore di sevizie per mano degli aguzzini: sono state circa cento le coltellate e le martellate inflitte sul giovane, il collo fu segato con una lama e strozzato con un laccio per impedirgli di urlare. Le torture e non un colpo fatale, secondo i medici legali dell’Università La Sapienza, hanno causato la morte di Varani. I due assassini erano capaci di intendere e di volere. Secondo quanto scritto nella Sentenza della Suprema Corte, Prato e Foffo hanno ucciso Luca per “dare sfogo a delle pulsioni sadiche”.
Per Manuel Foffo è arrivata la condanna definitiva a 30 anni di carcere nel 2019 da parte della prima sezione penale della Cassazione, mentre Prato si è suicidato nel carcere di Velletri il 19 giugno del 2017. A raccontare a IlGiornale.it i particolari agghiaccianti del luogo del delitto è delitto è il luogotenente C.S. Mauro Fioravanti, attualmente comandante della Stazione Carabinieri di Roma San Lorenzo. Quando è stato commesso il crimine Fioravanti era in servizio presso il Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Roma Piazza Dante e ha assistito all’interrogatorio di Manuel Foffo.
Com’è apparsa la scena del delitto?
"La scena del crimine che si è palesata agli occhi dei militari era sicuramente terrificante. Appena entrati in camera da letto, a terra sul pavimento, sono stati trovati un coltello di grosse dimensioni e un martello intrisi di sostanza ematica, poco più avanti un secchio con carta intrisa di sostanza ematica, il comodino imbrattato anch'esso di sostanza ematica e sul letto, avvolto in una coperta, il cadavere di Luca che presentava numerose ferite da punta e taglio in diverse parti del corpo e un coltello conficcato nel torace".
Come si è comportato Manuel Foffo durante l’interrogatorio?
"Nel corso dell’interrogatorio Manuel Foffo era un fiume in piena, impaziente di raccontare quello che era accaduto, stupito di se stesso e di come si fosse trasformato in un animale, come si è definito in sede di interrogatorio".
Quali sono state le dichiarazioni più forti?
"L’interrogatorio di Foffo è stato un susseguirsi di racconti, che sembravano al di fuori di ogni controllo esercitato dalla ragione, fuori da ogni preoccupazione morale, e a tratti potevano apparire come frutto di immaginazione. Tra i vari racconti Foffo ha dichiarato che prima di uccidere Luca, che tra l’altro non conosceva, era uscito in macchina con Marco Prato perché avevano entrambi il desiderio di fare del male a una persona qualsiasi. Foffo ci ha detto di aver ucciso Luca Varani insieme a Prato utilizzando due coltelli e un martello, e che la morte di Luca era sopravvenuta dopo molto tempo e tanta sofferenza. Ci ha detto che avevano davvero torturato Luca".
Foffo si è mai contraddetto oppure ha conservato sempre lucidità nel suo racconto?
"L’uso prolungato e smodato di cocaina e alcol dei giorni precedenti ha sicuramente offuscato dei ricordi nella mente di Foffo, ma ha comunque reso un interrogatorio ricco di dettagli".
Durante le sue
dichiarazioni emergevano le pulsioni sadiche di cui parla la Suprema Corte?"Lui stesso ha dichiarato che in passato aveva avuto un momento in cui voleva far del male a qualcuno e non pensava potesse concretizzarsi".
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