Colpo di scena nell'inchiesta sulla fondazione Open. L'imprenditore Marco Carrai, amico personale di Matteo Renzi e membro dello stesso Cda della stessa Open sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati. La Guardia di Finanza infatti avrebbe perquisito il suo ufficio notificandogli l'avviso di garanzia. Secondo quanto emerge da alcune indiscrezioni, l'imprenditore fedelissimo di Renzi sarebbe stato il punto di riferimento all'interno della fondazione per tutti i finanziatori su cui ha acceso i riflettori la procura di Firenze. Nella stessa inchiesta inoltre risulta indagato Alberto Bianchi. Insomma la vicenda della Fondazione Open e le indagini sul buco nel bilancio dopo la chiusura della cassaforte renziana si fa sempre più pesante. Carrai ha commentato così l'iscrizione nel registro degli indagati: "Ho fiducia che la magistratura chiarirà presto la mia posizione. So di non aver commesso reati e di aver sempre svolto i miei compiti rispettando la legge". La reazione dell'ex premier alle perquisizioni di questa mattina è stata invece durissima. Renzi ha evocato il complotto: "La decisione delle perquisizioni di oggi legati all'inchiesta sulla Fondazione Open "è stata presa dai pubblici ministeri di Firenze, Creazzo e Turco, titolari anche di altre inchieste: sono loro, ad esempio, ad aver firmato l'arresto per i miei genitori, provvedimento - giova ricordarlo - che è stato annullato dopo qualche giorno dai magistrati del Tribunale del Riesame. Ma il danno mediatico, e psicologico, ormai era già stato fatto".
La reazione di Renzi
Lo stesso Renzi ha poi parlato proprio di quei finanziatori perquisiti dalla Guardia di Finanza: "Chi ha finanziato in questi anni la Fondazione Open ha rispettato la normativa sulle fondazioni. Cosa facesse la Fondazione è noto, avendo - tra le altre cose - organizzato diverse edizioni della Leopolda. E se è giusto che i magistrati indaghino, è altrettanto giusto che io mi scusi con decine di famiglie per bene che stamattina all’alba sono state svegliate dai finanzieri in tutta Italia solo perchè un loro congiunto ha sostenuto in modo trasparente la nostra attività politica".
Tensione con M5s
La vicenda sta anche chiamando in causa la maggioranza. Infatti i grillini hanno cavalcato l'inchiesta per impallinare Renzi e di fatto la tensione nell'esecutivo comincia a salire proprio in un momento delicato in cui viene discussa la riforma della Giustizia. Di Maio ha usato toni molto forti: "La Commissione di inchiesta sui fondi ai partiti è una delle ragioni per cui la Lega ha fatto cadere il governo ad agosto. Il nostro progetto di legge permette al Parlamento di far luce sui fondi che sono entrati non solo nei partiti ma anche nelle associazioni, nelle fondazioni. Questo ovviamente vale per tutti, anche per il M5S".
Insomma le perquisizioni di questa mattina e l'indagine che sta andando avanti a Firenze potrebbe rappresentare una mina anche per i giallorossi. I grillini infatti dovranno fare i conti con un alleato di governo che alla lunga, per il "giustizialismo" pentastellato, potrebbe diventare "imbarazzante"...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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