La lite e poi l'orrore. Cristiano ucciso a bastonate dalla folla islamica

Quasi 200 persone hanno assalito un ragazzo di 25 anni a Lahore in Pakistan uccidendolo a bastonate. Ora le ong per i diritti delle minoranze temono che questa ennesima uccisione non venga punita dalle autorità

La lite e poi l'orrore. Cristiano ucciso a bastonate dalla folla islamica

A San Valentino, in Pakistan, si è consumato l'ennesimo episodio di furore anti-cristiano, con l'uccisione a bastonate di un 25enne. La vittima si chiamava Pervez Masih ed era titolare di un negozio di videogiochi nell'area cristiana di Lahore, nel nordest del Paese. A togliere la vita al giovane sarebbe stata una vera e propria "spedizione punitiva", formata da centinaia di musulmani.

Secondo le prime testimonianze raccolte sull'accaduto, alla base dell'attacco vi sarebbe stato un litigio, scoppiato la sera prima della tragedia, tra Pervez e alcuni ragazzi che, entrati nel negozio del 25enne, hanno preso a litigare con quest'ultimo dopo che lui si era rifiutato di giocare d'azzardo con loro. Il giorno successivo al litigio, ha raccontato Akhtar Bhatti, zio di Pervez, un gruppo di "150-200 musulmani", con pistole in pugno, si è diretto verso l'area cristiana della città e i membri del branco hanno iniziato a insultare e a picchiare le persone.

Arrivati davanti al negozio di Pervez, gli assalitori hanno trascinato via il 25enne per torturarlo a colpi di bastoni e mattoni, minacciandolo che non lo avrebbero lasciato vivo. Lo zio Akhtar ha quindi raccontato di aver provato a salvare il nipote 25enne dal supplizio, ma senza riuscirci. Alla fine, uno degli aggressori musulmani, che è stato identificato dallo stesso zio della vittima con un certo Sohni, ha colpito alla testa il giovane cristiano, facendoolo così stramazzare al suolo. Tutti i membri del branco sono poi fuggiti dalla scena del crimine, sparando in aria. Il malcapitato è poi morto il giorno dopo in ospedale, a causa dei gravissimi traumi alla testa.

Temendo il disinteresse delle autorità pakistane riguardo alle indagini sull'uccisione di Pervez, l'associazione degli Avvocati cristiani del Paese ha immediatamente fornito alla famiglia della vittima tutta l'assistenza necessaria a predisporre un rapporto informativo sulla tragedia, che è stato poi consegnato al commissariato di polizia cittadino.

Tuttavia, questa brutale uccisione di un cittadino cristiano, teme l'ong United Christian Council, rischia di subire un ennesimo insabbiamento da parte delle istituzioni del Paese. David King, missionario e rappresentante dell'associazione, ha infatti espresso la propria frustrazione denunciando: "Al momento, il Pakistan è nell'elenco dei Paesi in cui lo Stato e le forze dell'ordine sono impotenti. I parlamentari non sono riusciti a controllare l'estremismo religioso".

Anche per Waseem Yaqoob, attivista per i diritti umani di Lahore, la morte di Pervez rischia di restare impunita a causa del lassismo e della connivenza dei pubblici poteri con il radicalismo islamico anti-cristiano: "È triste che in una società le persone vengono uccise e poi non sia fatta giustizia, nonostante la polizia si dia da fare con le indagini".

Secondo un portavoce della polizia locale, un soggetto che avrebbe preso parte alla spediizione punitiva contro Pervez sarebbe stato già arrestato dalle forze dell'ordine.

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