Otto milioni di euro nascosti in giardino: indagata famiglia nel bresciano

I due principali responsabili della vicenda si sono già consegnati in carcere: hanno ammesso la maxi evasione. Entrambi incensurati, i coniugi conducevano una vita poco appariscente

Otto milioni di euro nascosti in giardino: indagata famiglia nel bresciano

Otto milioni di euro in contanti nascosti sottoterra all'interno del giardino di un'abitazione privata sita a Gussago, in provincia di Brescia. La grande quantità di banconote, occultate a una discreta profondità all'interno di buste di plastica sottovuoto, è stata portata alla luce dai carabinieri e dalla guardia di finanza su indicazione del procuratore Claudia Passalacqua, titolare di un'inchiesta relativa a un presunto giro di fatture false da mezzo miliardo di euro e a un'evasione fiscale da 93 milioni di euro.

Un ufficio occulto

A gestire dall'alto quella che l'accusa definisce "associazone a delinquere" sarebbe Giuliano Rossini, noto titolare di alcune aziende dedite al commercio di metalli ferrosi nella provincia di Brescia. Principale collaboratrice del 46enne, che il gip ha inquadrato come "il dominus" del giro illecito di affari, la consorte Silvia Fornari. Stando ai risultati delle indagini condotte dagli inquirenti, negli ultimi 4 anni la 40enne si sarebbe occupata "direttamente e personalmente della creazione di fatture false, fornendo un contributo materiale fondamentale per la stessa vita dell'organizzazione".

La donna gestiva gli affari facendo talora affidamento sugli altri indagati, che avevano l'incarico di contattare gli acquirenti per i pagamenti. Una figura, quella della Fornari, di primaria importanza, dato che secondo gli inquirenti avrebbe tenuto tutti i conti e amministrato in prima persona l'ufficio occulto di Gussago, occupandosi dei"trasferimenti dei bonifici ricevuti dai clienti a pagamento delle fatture" su conti correnti aperti fuori dal territorio nazionale, dall'Europa dell'Est (Romania, Croazia, Polonia, Slovacchia, Ungheria) fino ad arrivare a Hong Kong. I due coniugi avrebbero quindi costituito una serie di"imprese individuali e società cartiere al solo fine di emettere fatture per operazioni inesistenti a copertura degli acquisti di materiale ferroso e non, in nero, individuando prestanome, strutture e mezzi per dare loro una parvenza di operatività".

Un'intera famiglia coinvolta

Coinvolto anche il figlio della coppia, Emanuele, ora ristretto agli arresti domiciliari. Il 22enne avrebbe affiancato la madre nella gestione degli affari dell'ufficio occulto, occupandosi di ritirare i contanti e di produrre documenti da consegnare a clienti, fornitori e autotrasportatori.

Marta, la zia materna, sarebbe stata invece incaricata di gestire le "restituzioni del denaro contante ai clienti degli uffici interni" di una specifica azienda di famiglia con sede a Travagliato, della quale è risultata essere rappresentante legale. Anche la donna si trova attualmente in stato di fermo.

Hanno ammesso la maxi evasione

I responsabili della vicenda si sono entrambi consegnati spontaneamente in carcere, Giuliano Rossini a Cremona e Silvia Fornari a Verziano. "Hanno ammesso le contestazioni della Procura, ma vista la complessità dell'indagine si sono riservati di parlare con il pubblico ministero non appena avrà intenzione di ascoltarli". Lo ha detto l'avvocato Lorenzo Cinquepalmi, legale dei coniugi di Gussago.

Vita poco appariscente

Entrambi incensurati, i coniugi conducevano una vita poco appariscente e scevra da eccessi, vizi o lussi che potessero attirare l'attenzione di occhi indiscreti. Quando le forze dell'ordine sono entrate in azione all'alba dello scorso giovedì 8 settembre, la coppia non era in casa bensì in Austria, Paese nel quale era solita trascorrere anche lunghi periodi di tempo.

Dopo aver verificato la presenza dei carabinieri dalle telecamere di sorveglianza tramite il proprio smartphone, sarebbe stato lo stesso Rossini a contattare telefonicamente i militari per ricevere ragguagli sulle motivazioni della visita.

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