I 56 miliardi di euro dovuti alle imprese italiane andavano restituiti entro il 21 dicembre 2013. Una promessa molto chiara quella del presidente del Consiglio, che aveva assicurato un po' egocentricamente ce l'avrebbe fatta entro San Matteo.
Peccato che poi così non fu e il premier perse una scommessa che aveva fatto con Bruno Vespa, scommettendo che se non ce l'avesse fatta avrebbe compiuto con lui l'ascensione al santuario di Monte Senario, non molto lontano da Firenze.
A ribadire la sconfitta del governo è oggi la Cgia, che fa presente che da saldare ci sono ancora 60 miliardi. Dunque non solo Renzi non ha vinto la scommessa, ma c'è ancora da fare prima che si possa arrivare anche solo a un pareggio.
Non tutti, nella Pubblica amministrazione, hanno accumulato lo stesso ritardo. I casi peggiori sono quelli del comune di Catanzaro e dell'Asl del Mosile, che rispettivamente fanno aspettare i creditori da 144 e 126 giorni. Più indietro, ma di certo non in una posizione di cui ci si possa vantare c'è il ministero dell'Economia, che di giorni ne ha "persi" 82.
La scadenza dei 30-60 giorni entro
cui la Pubblica amministrazione è tenuta a pagare è ancora un miraggio, secondo l'associazione degli artigiani di Mestre, che rileva comunque come alcune Regioni ed enti pubblici abbiano sforato i limiti soltanto di poco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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