A Padova, un bambino è stato salvato dal padre, che gli ha donato un pezzo del suo fegato.
Il piccolo non ha nemmeno un anno di età ed era ricoverato all'ospedale, in fin di vita. Aveva urgente bisogno di un trapianto di fegato, per sostiuire il suo, ma i medici non erano riusciti a trovare un organo disponibile. La situazione però era così grave da non concedere di aspettare che un donatore fornisse al bambino un fegato nuovo.
A quel punto, l'unica soluzione possibile era quella di effettuare un trampianto epatico da un donatore vivente.
L'operazione è tutt'altro che semplice e a Padova è vent'anni che non si effettua più un intervento simile. Da quando, nel 1997, un ferroviere croato donò parte del suo fegato al figlio. All'epoca si era trattato del primo trapianto di fegato tra persone viventi effettuato in Italia e il caso aveva fatto così grande scalpore che il bimbo salvato era stato ricevuto dal Papa.
Il piccolo si chiamava Katrak, aveva undici anni e soffriva di una grave forma tumorale, come riporta un articolo di Repubblica del 1997. Il padre, un ferroviere di 42 anni gli aveva regalato parte del suo organo. L'operazione era durata circa diciotto ore e aveva compreso due interventi: l'espianto di una parte del fegato del donatore e la sua sistemazione nell'organismo del bambino. Il via libera a compiere il trapianto era arrivato dall'allora ministro della sanità Rosy Bindi, che aveva dovuto concedere un'autorizzazione speciale, per motivi eccezionali legati alla sopravvivenza di Katrak, per permettere ai medici di procedere, dato che in Italia non esiste una legge in materia.
In quell'occasione, l'intervento era stato proiettato all'esterno della sala operatoria su un maxischermo, per permettere ai chirurghi presenti a Padova di seguirlo. L'intervento era risultato tecnicamente riuscito.
Oggi, come nel 1997, i tempi per agire sono stretti. Per la donazione si propongono sia la mamma che il papà del piccolo, come riportato dal Messaggero. La decisione dei medici ricade sul papà, visto che la mamma deve occuparsi anche di un altro figlio.
Anche questa volta, l'intervento, con il quale all'uomo viene esportato il lobo sinistro del fegato, ovvero il suo 25%, può essere effettuato solo grazie a una specifica autorizzazione del ministero della salute, che viene recapitata puntuale all'azienda ospedaliera universitaria, diretta dal professor Umberto Cillo.Il padre ha così potuto salvare la vita del suo bimbo, che adesso è per il 25% in più vicino al suo papà.
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