Alla fine Luca Palamara è stato rinviato a giudizio insieme all'ex pm di Roma Stefano Rocco Fava, come disposto dal giudice di Perugia Angela Avila. L'ex presidente dell'Anm, è stato tuttavia prosciolto dalle altre accuse, fra cui quella di rivelazione di segreto d'ufficio per quanto concerne l'esposto presentato dallo stesso Fava presso il Comitato di Presidenza del Csm.
Già durante l'udienza preliminare tenutasi nei giorni scorsi, era stata modificata una parte del capo di imputazione proprio per quanto riguarda le accuse di rivelazione dei segreti d'ufficio, alleggerendo di fatto la posizione sia di Palamara che del collega magistrato. Palamara dovrà comunque comparire alla sbarra per rispondere dell'accusa di rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio, e con lui anche Fava.
La decisione del gup
Al termine di due ore di camera di consiglio, la gup Angela Avila ha infatti disposto il processo, che avrà luogo il prossimo 19 gennaio. In concorso con Stefano Rocco Fava, l'ex presidente dell'Anm, è accusato di aver rivelato notizie d'ufficio "che sarebbero dovute rimanere segrete", come riportato da AdnKronos. Non solo. Nello specifico si parla di Fava, che "aveva predisposto una misura cautelare nei confronti di Amara per il delitto di autoriciclaggio e che anche in relazione a tale misura il procuratore della Repubblica non aveva apposto il visto".
"Nel corso delle perquisizioni nell'ambito del procedimento Fava", prosegue il capo di accusa, "aveva recuperato documentazione che dimostrava come la società Napag era stata utilizzata per riciclare denaro che l'Eni aveva fatto pervenire ad Amara (25 milioni di euro)". Stefano Rocco Fava, inoltre, sarà processato per le accuse di accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio. L'ex pm di Roma, infatti, è imputato anche per essersi "abusivamente introdotto nel sistema informatico Sicp e nel Tiap, acquisendo verbali d'udienza e della sentenza di un procedimento". Un'operazione avvenuta, secondo i sostituti procuratori Gemma Miliani e Mario Formisano, al fine di "avviare una campagna mediatica ai danni di Pignatone, da poco cessato dall’incarico di procuratore di Roma e dell'aggiunto Paolo Ielo".
Lo scopo di Fava sarebbe stato infatti quello di far avviare un procedimento disciplinare nei confronti di Pignatone, che all'epoca ricopriva l'incarico di procuratore, ed allo stesso tempo screditare Paolo Ielo.
Le reazioni
Oggi l'ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura non era presente in aula, tuttavia la sua difesa si è detta soddisfatta. "Siamo soddisfatti per la decisione presa dal gup di Perugia. L'imputazione rimasta, già oggetto di ripensamento da parte della procura, arriva al dibattimento svuotata, priva di contenuto e in contrasto con le deposizioni rese. Insomma un dibattimento che si palesa inutile prima di iniziare", hanno infatti dichiarato gli avvocati Benedetto Buratti, Roberto Rampioni e Mariano Buratti.
Positivo anche Luca Palamara, che venuto a conoscenza della decisione del giudice, ha affermato di aver preso atto dei fatti.
"Sulla residua imputazione il dibattimento servirà a fare luce sulla mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati come già per altro chiarito dai giornalisti de Il Fatto e della Verità, i quali hanno escluso di avere appreso da me la notizia dell'esposto di Fava", ha commentato, come riportato da AdnKronos. "Sono certo che non solo questo ma che tutte le accuse che mi riguardano cadranno e lasceranno il posto alla verità", ha concluso.
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