Paolo VI è stato proclamato Santo. Papa Francesco, questa mattina, ha pronunciato la formula che sancisce la definitiva canonizzazione: "Li iscriviamo nell'Albo dei Santi, stabilendo che in tutta la Chiesa siano devotamente onorati tra i Santi". Assieme al papa italiano sono stati canonizzati anche Oscar Romero, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e Nunzio Sulprizi.
Alla messa per la canonizzazione era presente il presidente Sergio Mattarella, arrivato a piazza San Pietro con la figlia. Il primo passaggio è stato quello della recita delle litanie, poi la declamazione ufficiale di Francesco: "Ad onore della Santissima Trinità - ha scandito, mentre piazza San Pietro iniziava ad applaudire - per l'esaltazione della fede cattolica e l'incremento della vita cristiana, con l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l'aiuto divino e ascoltato il parere di molti Nostri Fratelli nell'Episcopato, dichiariamo Santi i Beati".
I primi commenti erano già arrivati durante la serata di ieri: "Uno dei grandi riformatori della Chiesa negli ultimi secoli ma che forse non è riuscito a far capire alla gente tutto l’affetto che nutriva. Anche se le sue mani erano punti esclamativi viventi”. A esprimersi così, all'interno di un convegno della Caritas Internationalis tenutosi in serata, era stato padre Gianpaolo Salvini, l'ex direttore de La Civiltà Cattolica, così come riportato dalla Sir. Gli ha fatto eco il cardinale Tagle, che ha voluto associare la figura di Montini a quella del vescovo Romero: "Il nostro mondo contemporaneo - ha detto - associa la parola martirio con la sofferenza, ma ogni sofferenza non è un martirio". Entrambe queste figure, per il porporato filippino, hanno testimoniato l'amore sino a essere pronti alla morte. Ieri sera, il pontefice argentino si è recato in visita da Benedetto XVI per un cordiale saluto in vita dell'appuntamento di oggi. Il papa emerito non ha tuttavia preso parte alla cerimonia di questa mattina, com'era invece accaduto per la storica "messa dei quattro papi".
Bergoglio ha voluto in qualche modo omaggiare due dei sette Beati divenuti Santi: ha indossato il cingolo intriso di sangue di monsignor Romero. L'arcivescovo salvadoregno venne assassinato il 24 marzo del 1980 da un sicario incaricato da leader del partito ultraconservatore di San Salvador. La pastorale, invece, era quella appartenuta a Paolo VI. Medesimo discorso per la croce astile. "Gesù è radicale - ha scandito Papa Francesco durante l'omelia - egli dà tutto e chiede tutto". "Non possiamo rispondere solo con l'osservanza di qualche precetto...non possiamo dare qualche ritaglio di tempo, Gesù non si accontenta di una percentuale di amore". O si ama Dio o si ama la ricchezza del mondo, insomma.. Per Bergoglio bisogna chiedersi "da che parte stiamo" e a che punto siamo nella "nostra storia d'amore con Dio". Senza "slanci d'amore", del resto, l'uomo e la Chiesa cattolica corrono il rischio di ammalarsi di "autocompiacimento egocentrico". Poi il Santo Padre ha citato Paolo VI, ricordando come Montini abbia evidenziato, durante il suo pontificato, l'importanza della gioia. "Paolo VI anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni ha testimoniato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente". Ecco perché le "vie di mezzo" non producono effetti degni di nota.
"La ricchezza - aveva premesso il papa - è pericolosa", dato che "dove si mettono al centro i soldi non c’è posto per Dio e non c’è posto neanche per l’uomo". "Il Signore - aveva poi continuato - non fa teorie supovertà e ricchezza, ma va diretto alla vita. Ti chiede di lasciare quello che appesantisce il cuore, di svuotarti di beni per fare posto a Lui, unico bene". Non è possibile, dunque, professare la fede e il materialismo più sfrenato nello stesso tempo. "Paolo V - ha scandito l'ex arcivescovo di Buenos Aires ricordando il suo predecessore - ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell'annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri".
"E' bello - ha sottolineato subito dopo - che insieme a lui e agli altri santi e sante odierni ci sia monsignor Romero, che ha lasciato le sicurezze del mondo, persino la propria incolumità, per dare la vita secondo il Vangelo, vicino ai poveri e alla sua gente, col cuore calamitato da Gesù e dai fratelli. Lo stesso possiamo dire di Francesco Spinelli, di Vincenzo Romano, di Maria Caterina Kasper, di Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e anche del nostro ragazzo napoletano Nunzio Sulprizio, il santo giovane che ha saputo incontrare Gesù nell'offerta di se stesso. Tutti questi santi, in diversi contesti, hanno tradotto con la vita la Parola di oggi, senza tiepidezza, senza calcoli, con l'ardore di rischiare e di lasciare. Fratelli e sorelle, il Signore ci aiuti a imitare i loro esempi".
Il Santo Padre ha salutato e ringraziato le autorità giunti in Vaticano per l'evento: "In particolare saluto Sua Maestà la Regina Sofia, il presidente della Repubblica Italiana, i presidenti del Chile, di El Salvador e di Panamà. Un pensiero speciale rivolgo a Sua Grazia Rowan Williams e alla delegazione dell'Arcivescovo di Canterbury, con viva gratitudine per la loro presenza".
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