Paolo Villaggio: "Italia triste e rassegnata", Grillo in politica? "Lo invidio"

Paolo Villaggio parla di come è cambiata l'Italia dai tempi del regionier Ugo Fantozzi: "Vedo un Paese triste e rassegnato". Sulla discesa in politica di Beppe Grillo: "Lo invidio"

Paolo Villaggio: "Italia triste e rassegnata", Grillo in politica? "Lo invidio"

L'Italia è "un Paese triste" e la piccola borghesia precaria e infelice: Paolo Villaggio, a 84 anni, parla di come è cambiato lo stivale dai tempi del ragionier Fantozzi.

"Penso di avere avuto dalla vita più quanto la mia pigrizia mi permettesse", ha raccontato all'Huffington Post il creatore del personaggio del ragionier Ugo Fantozzi, che si è depositato nell'immaginario collettivo italiano, trasformandolo in una maschera del carattere nazionale.

Il libro "Fantozzi" già prima di diventare film aveva venduto un milione di copie e oggi si è trasformato in audio libro edito da Volume Audiobooks. A 46 anni di distanza, il mondo del ragioniere non esiste più.

"Quando scrissi il primo Fantozzi, l'Europa intera si trovava in una condizione totalmente diversa - ricorda Villaggio - Il ceto medio sperava nella felicità che poteva donargli il socialismo. Oggi, invece, è ripiegato su stesso. Nessuno pensa più di migliorare il proprio tenore di vita. L'esistente è accettato in una noiosa condizione di attesa".

"La piccola borghesia non solo è precaria, forse è anche infelice", aggiunge l'autore. "All'inizio la gente mi fermava per strada e mi confessava che gli ricordava un parente o un vicino di casa. Le persone lo guardavano e si sentivano migliori. Non erano spinte a rovesciare la propria condizione. Forse, allora esercitava una funzione consolatoria - spiega il comico - Oggi invece stanno peggio di lui".

L'attore, che ha confessato di "dovere tutto" a Fantozzi: "è la maschera per la quale sarò ricordato anche dopo la morte", ha parlato dei colleghi che ha invidiato: Roberto Benigni e Beppe Grillo.

Del primo ha detto: "lavorai per Federico Fellini insieme a Benigni, che ha avuto un successo mondiale da me invidiato mostruosamente. Poi, però, l'ho accettato con rassegnazione totale".

Sul leder del Movimento 5 Stelle, invece, ha commentato: "Condividiamo il mestiere e la città di nascita: Genova. Devo ammettere, però, che negli ultimi anni l'ho guardato da lontano diventare un protagonista della politica italiana e ho invidiato anche lui".

Su quella volta che chiamò il ministro Kyenge "negra" dice solo "Il politicamente corretto è un terreno minato nel quale preferisco non addentrarmi. Il mio sforzo di esserlo, a volte, non ha prodotto effetti positivi".

E alla

domanda "cosa non ha avuto dalla vita?" risponde: "Un corpo diverso. Il mio aspetto è sempre stato insignificante. Mi ha impedito di avere il successo con le donne che avrei voluto avere".

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