Papa Francesco è sceso in campo per la vita del piccolo Alfie Evans. In molti, durante queste settimane, avevano chiesto un intervento pubblico del pontefice argentino.
Specie il papà che, in questa intervista a La Nuova Bussola Quotidiana, sembrava quasi supplicare Bergoglio: "Alfie non è il solo ad aver subito questo trattamento, penso a Charlie ad Isaiah e a tante altre situazioni nascoste: per questo imploriamo nostro padre, Papa Francesco, di aiutarci!", aveva sottolineato Thomas Evans, che insieme alla moglie Katie sta facendo di tutto affinché il bambino continui ad essere sottoposto a cure e trattamenti medici.
Il tweet del papa è arrivato alle 21.44 della serata di ieri. Nel post pubblicato su @Pontifex si legge:"È la mia sincera speranza che possa essere fatto tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie Evans e che la profonda sofferenza dei suoi genitori possa essere ascoltata. Prego per Alfie, per la sua famiglia e per tutte le persone coinvolte". Dopo la presa di posizione di Francesco su Charlie Gard, è arrivata anche quella relativa al caso di Alfie: un bambino di ventuno mesi che, come i lettori ricorderanno, è ricoverato all'Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool dallo scorso dicembre e per il quale non esisterebbe una diagnosi specifica e precisa, ma solo riferimenti a patologie neurologiche considerate degenerative e inguaribili.
It is my sincere hope that everything necessary may be done in order to continue compassionately accompanying little Alfie Evans, and that the deep suffering of his parents may be heard. I am praying for Alfie, for his family and for all who are involved.
— Pope Francis (@Pontifex) 4 aprile 2018
L'Alta Corte inglese di Londra si è già espressa con favore rispetto all'ipotesi che i medici stacchino la spina. Un gesto che, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe essere compiuto già venerdì 6 aprile. Insistere con i trattamenti, hanno detto i giudici, sarebbe "disumano" e "scorretto". Il Vaticano è stato in qualche modo chiamato a rappresentare una delle ultime speranze per i genitori. E il riferimento del papa a "continuare" e "accompagnare" Alfie può essere interpretato in linea con la volontà della famiglia, che è proprio quella che il bambino venga trasferito in ospedali (Germania e Italia sarebbero le nazioni individuate) dove si possa tentare con cure sperimentali e con i trattamenti palliativi. Continuare, insomma, nella maniera migliore possibile.
Thomas e Katie hanno già presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti umani, ma è stato rigettato. "Mio figlio Alfie - ha dichiarato di recente il padre del piccolo - ha quasi due anni, ha messo su peso (quasi 17 chili) succhia il suo ciuccio, ci fissa, combatte con noi al suo fianco. E i medici? Non desiderano altro che muoia presto". I due genitori, che sono poco più che ventenni, hanno il pieno sostegno di quell'universo pro life e pro family che ha già dato prova di grande capacità mobilitativa durante le settimane in cui si è decisa la sorte di Charlie Gard. La Santa Sede, in riferimento a quel caso, venne tempestata di telefonate sino al pronunciamento pubblico del pontefice.
La battaglia giudiziaria dei genitori pare essere terminata. Resta la speranza di un trasferimento. I medici, però, hanno già espresso un parere contrario per via dei rischi comportati da un viaggio. Il papa, però, ha detto di sperare che venga fatto tutto il necessario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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