"No al rimpatrio". A dirlo a IlGiornale.it è Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro, uccisa con un’opera di disarticolazione, depezzamento e decapitazione il 30 gennaio 2018 e per il cui omicidio è imputato il nigeriano Innocent Oseghale. L'abbiamo raggiunta telefonicamente dopo che è uscito dal carcere un altro nigeriano, Awelima Lucky, condannato per spaccio di eroina e coinvolto nelle indagini sullo stesso delitto.
Lo straniero è stato scarcerato e accompagnato a Torino, in attesa di essere espulso e rimpatriato. Un destino simile si profila anche per Lucky Desmond. Entrambi erano stati scagionati dall’accusa del massacro di sua figlia ma scontavano pene per spaccio. Come ha vissuto questa notizia?
“La sto vivendo male, sto male. Non mi resta che attendere il giudizio della Cassazione ora. La Procura di Ancona aveva avviato delle indagini contro ignoti per scoprire chi ci fosse quel giorno in casa con Oseghale. Quindi se un domani dovessero scoprire che ci stavano anche Awelima e Desmond dove li andranno a riprendere? In Nigeria? Io so solo che Desmond era andato con Oseghale a cercare l’acido e non trovandolo alla fine avevano preso litri e litri di candeggina. Che ci dovevano fare mi chiedo?”
Rimandarli in Nigeria per lei significherà perdere le loro tracce? Cosa vorrebbe invece che fosse fatto?
“Finchè le indagini non sono finite io vorrei che fosse bloccato il rimpatrio. Ma dove li lascerebbero? In giro per Roma, anzi per l’Italia? Sono arrabbiata”.
Erano immigrati clandestini all’epoca dei fatti?
“Avevano il permesso di soggiorno scaduto e chi si doveva occupare all’epoca di rimandarli nella loro terra non lo aveva fatto. È tutto un sistema sbagliato. Se stasera viene con me alla stazione Termini vede quanti ce ne sono e quante ragazze potrebbero essere in pericolo a passare da sole là per prendere l’autobus. Io gli vado a portare da mangiare, stasera per quello ci vado, ma alcuni buttano anche il cibo per terra perché non gli piace”.
Lei crede che gli accertamenti fatti su questi due nigeriani siano stati incompleti?
“Le indagini dovevano essere fatte meglio e andavano approfondite. Da mamma io mi sento di dire questo”.
L’hanno mai guardata in faccia? Li ha visti personalmente?
“Io li ho sempre guardati in faccia e mi ricordo benissimo che durante un’udienza a Macerata Oseghale guardava sempre per terra. Poi quando sono entrati Desmond e Awelima improvvisamente mi fissava dritto negli occhi. Allora io chiedo una cosa: Oseghale li aveva accusati di essere presenti. Perché loro non hanno fatto una denuncia di calunnia nei confronti di Oseghale se hanno sempre dichiarato di essere estranei ai fatti?”
Ma potrebbero uscire ulteriori accuse in capo ai due secondo lei?
“Sì, può essere tutto. Io non so a che punto siano le indagini alla Procura di Ancona ma so che stanno andando avanti. Ulteriori dettagli al momento non li ho”.
Desmond ha scontato quasi tutta la pena e, calcolando gli sconti previsti per i detenuti, la scarcerazione anche per lui appare vicina…
“Io continuo ancora a sperare nella giustizia, posso dire solo questo. E ho tanta fede”.
Cosa spera dalla pronuncia della Cassazione il 14 gennaio?
“Spero che confermino l’ergastolo a Oseghale. Altrimenti non so come starò, che farò”.
Si sente sola? Si è sentita abbandonata più dalla giustizia o dalla politica? Vuole appellarsi a qualcuno?
“Chiedo che si indaghi, che non li mandino in Nigeria. Che li tengano dentro finché le indagini non saranno concluse. Si faccia tutto quello che si può fare. Dall’inizio di questa storia, la tragedia di Pamela è stata strumentalizzata a livello politico e mia figlia paga questo aspetto. Ci sono stati politici che in alcune occasioni l’hanno ricordata. Altri che magari sono andati a Macerata sotto elezioni, ma non l’hanno mai neanche ricordata. Il tema dell’immigrazione ha inciso sul nostro dramma, c’è un business su questo tema e si permette l’entrata di persone clandestine ancora oggi così spudoratamente per questo motivo. L’unica personalità politica che mi è stata vicina è stata Virginia Raggi, umanamente e senza bandiere politiche, ed è venuta anche al cimitero con me in veste privata”.
Qualora queste persone venissero rispedite entrambe in Nigeria, cosa si sentirebbe di fare e di dire?
“Continuerò a lottare di certo. A causa del Covid ho dovuto sospendere un progetto, che è quello di aiutare giovani e famiglie in difficoltà, e sto studiando anche per questo”.
Mette in conto che ci potrebbero essere sorprese dalla Cassazione?
“Metto in conto tutto. Però spero nella giustizia e aspetto il 14 gennaio con questo spirito”.
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