Parli male dell'albergo in recensioni sul web? Adesso arriva la multa

Il cartello della discordia affisso nell'ascensore di un albergo a Bologna. I dubbi delle associazioni di settore

Parli male dell'albergo in recensioni sul web? Adesso arriva la multa

Parli male dell'albergo su internet? Devi pagare una multa. L'ultima trovata arriva da Bologna, dove un hotel, secondo quanto riporta il Resto del Carlino, ha istituito una "punizione" per quei clienti che si lasciano andare a lamentele sull'hotel in internet. Il danno per l'azienda può essere importante (sempre più utenti usano il web per informarsi sul servizio di un albergo e poi scegliere il migliore) e così i gestori sono corsi ai ripari.

Come ha spiegato il titolare, la direzione dell'hotel - come scrive il Carlino - "in accordo con i principali circuiti di carte di credito ha deciso di utilizzare proprio le carte a garanzia del soggiorno anche per la tutela dell' immagine della struttura". Cosa significa? Semplice: "In caso di commenti negativi sarà facoltà dell'albergo applicare penali tra 50 e 500 euro, dopo l'autorizzazione del circuito di carte di credito di appartenenza", sarebbe stato scritto in un cartello affisso nell'ascensore dell'hotel. "Ci raccomandiamo di esporre tempestivamente qualsivoglia problematica direttamente al ricevimento dell'hotel al fine di porvi rimedio con la massima celerità del caso".

L'avviso sarebbe però diretto non a chi prenota personalmente su booking o siti simili, ma a chi arriva a Bologna con tour operator. Per la precisione, non tutti i commenti negativi porterebbero ad una multa, ma solo - scrive il Carlino - "recensioni lesive, dai commenti razzisti sui dipendenti al fatto di dire che un 5 stelle ne meriterebbe una". "A rischio - scrive Radio Città del Capo che ha sentito il titolare - sarebbero quindi solo quei clienti che prenotano tramite agenzie di booking specifiche, come ad esempio Kuoni, e che poi giudicano pubblicamente il servizio su uno dei tanti siti online di recensioni. Salvi invece coloro che prenotano autonomamente, ad esempio tramite Booking.com o Expedia.it, siti che tra l’altro già eliminano i commenti “offensivi”". E l'addebito del costo non arriva sulla carta di credito del cliente, ma del tour operator.

Il titolare dell'hotel avrebbe giustificato la scelta citando alcune clausole presenti nei contratti dei tour operator, una prassi che permetterebbe di

rivalersi sui clienti in caso di commenti lesivi nelle schede di fine soggiorno. I responsabili della categoria, però, non condividono. E alcuni pensano che i clienti possano richiedere un rimborso per l'ingiusta sanzione.

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