Gli scheletri dei depositi dismessi incorniciano le sagome avveniristiche dei treni ad alta velocità. Tra i cantieri abbandonati, a pochi metri dai binari percorsi ogni giorno da decine di convogli, sorge una città nella città, abitata da centinaia di invisibili. Potrebbe essere arrivato da qui, secondo la ricostruzione di alcuni quotidiani, il ventenne senegalese con precedenti per molestie che la scorsa settimana ha tentato di violentare una donna di quarant’anni nell’androne di un palazzo di via Costantino Maes, nel quartiere Nomentano.
“Le tende aumentano di giorno in giorno”, si lamenta una donna che abita accanto alla stazione Tiburtina. Non ci sono solo quelle messe a disposizione dai volontari del Baobab, che ospitano decine di rifugiati e senzatetto. A poco a poco, seguendo il percorso delle rotaie, nascosta tra immondizia, ruderi ed erba alta, appare una città fantasma. Per raggiungerla i migranti usano le biciclette gialle del bike sharing messe a disposizione dal Comune di Roma. Basta percorrere un piccolo sentiero tra gli arbusti ed eccola, la tendopoli. “Qui dormono una ventina di persone”, ci dice un ventenne algerino mostrandoci le canadesi sistemate sul pavimento di un capannone diroccato. “Io sto da un’altra parte, vengo solo per caricare il cellulare”, specifica indicando lo smartphone attaccato ad una presa di corrente alimentata da un generatore a benzina. È in Italia da tre mesi. Non parla neppure italiano, invece, una ragazza slovacca. Esce dalla sua tenda per riempire una bottiglia d’acqua. Ci sorride. Poi distoglie subito lo sguardo e si allontana.
Alla fontana, tra fango, cumuli di rifiuti e topi che sbucano dai cespugli, il via vai è continuo. Due ragazzi africani arrivano con una tanica vuota sistemata all’interno di un carrello della spesa. Uno di loro si copre il volto per sfuggire alle telecamere. “Laggiù ci sono altri accampamenti”, taglia corto l’altro. Qualche metro più avanti un'altra struttura in rovina è occupata da un’intera famiglia rom: circa quindici persone, sdraiate su materassi e asciugamani. All’esterno le donne hanno acceso un fuoco per preparare la cena. Le fiamme arroventano un bidone arruginito mentre il vento asciuga i vestiti stesi tra gli alberi. Non è pericoloso vivere a pochi metri dai binari? “Noi siamo qui, i binari sono lì”, risponde laconico il capo famiglia, per poi sparire come un fantasma dietro le colonne di cemento armato.
“Queste persone non sono mai state censite, non sappiamo chi sono”, denuncia Fabrizio Montanini, del comitato di quartiere Beltramelli-Meda-Portonaccio, mentre ci accompagna dall’altro lato della stazione, dove un gruppo di nomadi ha messo in piedi un’altra baraccopoli protetta dalla vegetazione fitta e da decine di cani da guardia. “Forse - ipotizzano i residenti – li allevano per utilizzarli come esche nei combattimenti clandestini, altrimenti non si spiegano le minacce di morte che abbiamo ricevuto quando abbiamo segnalato la situazione al canile”. Ma non sono solo le minacce a spaventare gli abitanti del quartiere. “Quando torniamo a casa la sera ci guardiamo continuamente le spalle”, confessa una donna. “Sempre più persone – prosegue - sono vittime di scippi, rompono i vetri delle macchine per rubare anche in pieno giorno e spesso ci capita di trovare i portafogli vuoti abbandonati lungo la strada”.
Nella zona sarebbero in aumento anche le aggressioni. “Qualche settimana fa è toccato a due ragazzi che facevano jogging, assaliti da un gruppo di persone ubriache - racconta un’altra residente - mentre un’altra coppia è stata rapinata nel parcheggio di via dei Monti di Pietralata”. “Persino la sede della direzione generale della Bnl, inaugurata da meno di un anno, è stata costretta ad assoldare una security privata, dopo i continui furti nelle auto”, spiega Montanini. Le risse sono all’ordine del giorno, invece, nel piazzale antistante la stazione Tiburtina. Ad un clochard polacco hanno rotto i denti solo qualche giorno fa. “Erano ubriachi e mi hanno pestato senza motivo”, ci racconta assieme ad una ragazza africana che ha assistito alla scena. “Non sappiamo dove dormire, per questo siamo costretti a rimanere qui”, ci dice la donna, ospite dei volontari del Baobab, mentre sorseggia una birra.
“Un barista picchiato, la portiera di uno stabile aggredita, senza fissa dimora che bivaccano negli androni dei palazzi, un tentato stupro, ragazze inseguite mentre tornano a casa, e ci dicono che non c’è un problema sicurezza
attorno alle stazioni”, attacca Lorenzo Mancuso, del Comitato cittadini Stazione Tiburtina. "Ci siamo battuti per ottenere almeno un’ordinanza anti alcol - denuncia il portavoce dei residenti - ma dal Comune nessuna risposta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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