Più professionalità per comunicare bene le emergenze

Soprattutto durante le emergenze si registra una corsa forsennata alle notizie. Col rischio di far dilagare la disinformazione

Più professionalità per comunicare bene le emergenze

Il popolo degli internauti è sempre più folto. Ormai la categoria dei cittadini praticamente coincide con quella degli utenti della Rete. Soprattutto durante le emergenze si registra una corsa forsennata alle notizie. La gente, spesso smarrita e disorientata, si collega a internet per verificare voci, raccogliere indizi, formarsi un’opinione. Dalla pandemia al conflitto russo-ucraino, passando per il caro bollette, la siccità e l’emergenza climatica: le crisi accrescono la sete di informazione. E chi la soddisfa? Tutti i media, ma con il rischio che le persone, non avendo spesso strumenti per esercitare un sano discernimento, valutino allo stesso modo notizie vere e notizie false.

Il Rapporto Censis-Ital communications prova a fare chiarezza

Secondo le cifre contenute nel secondo Rapporto annuale Censis-Ital communications, dal titolo “La buona comunicazione dell’emergenza quotidiana”, presentato in Senato, il 97,3% degli italiani nell’ultimo anno ha cercato notizie su tutte le fonti disponibili, off e online, per una media di 2,7 fonti consultate per ciascuno. L’emergenza ha dunque accelerato il percorso verso un ecosistema mediatico più digitale e più articolato, determinando cambiamenti anche nel rapporto con i media. Oggi la corsa all’informazione riguarda la totalità della popolazione; una platea che non sta ferma ad aspettare, ma partecipa essa stessa alla creazione delle notizie e le diffonde. Ma c’è il rovescio della medaglia: l’83,4% degli italiani si è imbattuto almeno in una fake news sulla pandemia e il 66,1% in una notizia falsa sulla guerra.

Perché dilaga la disinformazione

La cattiva informazione viene solitamente prodotta per fini commerciali o politici, o nasce spontaneamente dal basso per mancanza di fiducia nelle fonti informative ufficiali, per bisogno di semplificazione, per voglia di protagonismo o per semplice divertimento. Molte notizie non vagliate e non verificate diventano virali, attraverso i link “acchiappaclic”, e tutto questo genera disinformazione e induce comportamenti sbagliati nell’opinione pubblica. L’elevata vulnerabilità degli utenti più sprovveduti potenzia l’impatto devastante dei contenuti falsi, fuorvianti o di dubbia autenticità.

Le ricette Censis-Ital communications

Soprattutto nella gestione delle situazioni critiche bisogna rilanciare il valore delle competenze dei giornalisti e degli altri professionisti della comunicazione, che devono essere capaci di fare informazione e comunicazione di qualità. Le emergenze che abbiamo vissuto ci hanno insegnato che le capacità di comunicare il rischio sono essenziali per gestire le crisi e ottenere un rapporto di collaborazione e di fiducia fra i cittadini e le istituzioni.

"Regole più severe per piattaforme e social media, programmi di educazione al digitale e alla comunicazione via web, promozione di una comunicazione affidabile e di qualità gestita da professionisti: sono questi - si legge nel Rapporto - gli asset su cui già ci si sta muovendo e su cui occorre insistere per ridurre al minimo il rischio di imbattersi in notizie false o inesatte".

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