È di nuovo la pista neofascista a tornare in primo piano nei nuovi accertamenti sull'omicidio dell'ex presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella, ancora senza una soluzione dopo quasi quarant'anni da quell'Epifania del 1980 in cui il fratello dell'attuale Presidente della Repubblica veniva assassinato a Palermo.
Fu una pistola a uccidere Piersanti, impugnata da un uomo che con un complice fuggì poi a bordo di una Fiat 127 e la cui identità, come quella del secondo uomo, a oggi non è mai stata scoperta. Per l'omicidio fu accusato il terrorista dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) Valerio "Giusva" Fioravanti, che fu portato in tribunale da Giovanni Falcone, che già allora seguiva la "pista nera". Il processo si concluse però con un'assoluzione in Corte d'Assise.
A far pensare a un coinvolgimento dei neofascisti fu il ritrovamento nell'ottobre del 1982 di frammenti di alcune targhe automobilistiche in un appartamento torinese legato all'estrema destra. Secondo i famigliari delle vittime della strage di Bologna ci sarebbero "elementi di prova che collegano come mandanti del delitto Mattarella e della strage di Bologna la P2 e spezzoni deviati dei servizi".
Le targhe tagliate che i militari dell'Arma recuperano in via Monte Asolone avevano gli stessi numeri, pure se composti in modo diverso, delle targhe rubate con cui gli assassini di Mattarella provarono a camuffare la 127 usata per la fuga.
La Fiat, ritrovata dopo essere stata abbandonata era targata PA 546623.
Una targa ottenuta mettendo insieme l'originale ("PA 536623") e quella rubata di una Fiat 124 targata "PA 540916". Nel covo torinese i militari trovarono quanto era rimasto. La dicitura "PA 53" di una e lo "0916" dell'altra, rimescolate in una nuova targa (PA563091).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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