«Piquadro fa lo zaino e adesso torna a casa»

La manodopera all'estero non è più così conveniente. Entro un paio di anni l'azienda conta di riportare in Italia il 40% della produzione

«Piquadro fa lo zaino e adesso torna a casa»

Per conquistare il futuro, bisogna prima sognarlo, diceva Pascal. E molti stanno sognando che in Italia si faccia qualcosa di urgente e di concreto per combattere la piaga della disoccupazione. A questo proposito ci sono segnali di un'inversione di tendenza: il rientro di produzioni a suo tempo delocalizzate e che riguardano soprattutto settori ad alta intensità di manodopera, come l'abbigliamento, la pelletteria, l'arredamento, gli accessori. Questo cambio di marcia sarebbe favorito da un ritorno alla competitività del nostro Paese e dal sostanziale cambiamento dei consumatori sempre più alla ricerca di prodotti nuovi fatti a misura dei loro sogni e bisogni. Su questo tema abbiamo intervistato Marco Palmieri presidente e amministratore delegato di Piquadro, l'azienda bolognese produttrice di borse e pelletteria quotata in Borsa e conosciuta e apprezzata il tutto il mondo.

Tornare a produrre in Italia?

«Ci sono buone ragioni per farlo: la manodopera a costi bassi offerta da diversi paesi, la Cina giusto per fare un esempio, tanto bassa non è più. Negli ultimi tempi è salita di almeno il 20%. Né è diventata realistica, soprattutto per le collezioni premium, l'ipotesi di produrre e vendere in quegli stessi paesi perché non sono ancora pronti a consumi di questo livello».

Come vi state organizzando?

«Investendo di più in Italia: stiamo preparando un nostro impianto produttivo in Toscana e contiamo, fra un paio d'anni, di riportare qui il 40% della nostra produzione».

Una buona notizia sul fronte dell'occupazione.

«Certamente anche perché, parlando delle nostre borse, c'è da dire che spesso per farne una servono più di nove ore di lavorazione. Di conseguenza abbiamo bisogno di molta manodopera ma anche di flessibilità, velocità e il plus di un manufatto realizzato in Italia.

Anche la filiera è importante...

«Le filiere sono un patrimonio, lo abbiamo solo noi e bisognerebbe salvaguardarle. Per la nostra azienda, inoltre, il vantaggio è avere nel giro di un centinaio di chilometri il reperimento della materia prima. E che materia! Le concerie italiane sono molto creative e fanno molta ricerca. Chi deve realizzare borse, scarpe, vestiti o mobili, deve venire in Italia. Non è un caso che tutte le grandi griffe internazionali producano sul nostro territorio. Dobbiamo puntare sempre di più sulle cose che sappiamo fare e che ci vengono riconosciute. Sarebbe importante che si considerassero i nostri settori strategici e si creasse un contesto più attraente».

Come si diventa più attraenti?

«Regolando seriamente il mercato del lavoro perché il nostro dipendente non è un tipo da catena di montaggio ma un artigiano che lavora con le mani, ha dei talenti e delle abilità. Grave che non ci siano, per esempio, scuole per formare queste competenze».

Il Governo dovrebbe intervenire?

«Più che aiuti dal Governo, vorrei e sarei contento se mi riducesse i disagi. Oltre a mancare la formazione, abbiamo il mercato del lavoro più rigido e più complesso del mondo, con norme poco chiare e una giustizia lenta. Un limite enorme per settori labour intensive».

Com'è la vostra Sartoria?

«Il consumatore vuole sempre di più prodotti tailor made. Il servizio Sartoria gli consente di ordinare sul nostro sito per esempio lo zaino nei colori e nei materiali che più gli aggradano. Il prodotto viene realizzato da artigiani toscani a misura dei suoi gusti. In venti giorni arriva a casa senza costare una fortuna ma 490 euro. Un prodotto di successo che ci conforta sulla nostra idea di tornare a produrre sempre più in Italia».

Vi confortano anche i brillanti risultati economici...

«Abbiamo approvato il resoconto di gestione consolidato al 31 dicembre 2014, quindi i primi nove mesi dell'esercizio 2014/2015, con ricavi netti pari a 48,53 milioni di euro (+7,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente)

nonostante le difficoltà di mercati come Russia e Ucraina e la ristrutturazione di quello cinese. Grande incremento registra l'e-commerce salito del 35,7%. Siamo molto soddisfatti e pronti a intraprendere nuove sfide creative».

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