La pizza, in Italia, si divide in due fette. Una cosparsa d’oro colato e si mangia ai piedi della Madonnina, l’altra d'olio d’oliva e la servono all’ombra del Vesuvio.
Dagli ultimi dell’Osservatorio prezzi Fipe-Confcommercio si evince infatti che, tra le 25mila pizzerie sparse in tutta la penisola e gli altrettanti punti take away, la pizza più cara si paga a Milano, in media 10,09 euro, mentre quella più economica a Napoli, laddove è nata la pizza della Regina Margherita e il prezzo si aggira intorno ai 6,91 euro. Tra i due estremi abbiamo Roma (9,17 euro), Torino (9,08) e Palermo (7,53). La classifica, che tiene conto di molte variabili (tra cui la tariffa applicata sul coperto e il costo imposto dalle materie prime), riguarda il menu basico, cioè pizza più bibita.
La Confagricoltura ha calcolato che si vendono 5 milioni di pizze ogni giorno, 56 milioni alla settimana, per un totale di 1,6 miliardi di pizze all'anno. C'è però una statistica che non fa onore alla cucina nostrana: 4 pizzaioli su 10 non sarebbero qualificati.
Non che i ristoratori italiani rinuncino in partenza a cercare cuochi muniti di attestato di idoneità, ma pare che almeno una volta su 5 i candidati non superino il “test d’ammissione”. Insomma, improvvisarsi con pala e forno a legna potrebbe essere una prassi consuetudinaria. Ma, considerando che la pizza più buona del mondo si mangia solo da noi, ci viene da dire... viva l’improvvisazione!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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